La Roma ha conquistato i primi 3 punti del suo campionato in una gara complicata e ostica contro l’Udinese di Gotti. Non è stato un Udinese-Roma come da tradizione (tanti gol e spazi aperti).
La squadra friulana veniva da due brutte sconfitte nelle prime due partite di campionato, ma è una squadra che è difficile da affrontare, con tanta fisicità e qualche giocatore che a livello tecnico ha messo in difficoltà una squadra come la Roma, che sembra ancora fragile.
La gara ha dato diversi spunti tattici utili per analizzare anche l’andamento delle prossime partite. Andiamo a vederli insieme.
La prestazione negativa di Dzeko
Due indizi non fanno ancora una prova, ma Edin Dzeko non sembra più se stesso… o meglio, sembra essere tornato in uno di quei periodi bui in cui tocca pochi palloni dentro l’area di rigore, tira di meno, e quelle volte che lo fa, sbaglia in maniera troppo grossolana.
Embed from Getty ImagesSe nella prestazione contro la Juventus ha giocato male da centravanti, ma benissimo da trequartista “atipico” – come solo lui sa fare – in Udinese-Roma abbiamo visto una partita abulica e snervante del Capitano della Roma.
Quello che preoccupa non è neanche il gol letteralmente mangiato davanti a Musso ad inizio partita, ma il poco coinvolgimento nel gioco. Dzeko è stato il peggiore per tocchi palla di tutta la squadra (solo 37) e il peggiore per pressioni provate (a malapena 3).
Quest’ultimo dato palesa anche le difficoltà della Roma nel secondo tempo. Quando l’Udinese ha aumentato i giri, la Roma non ha più bloccato le azioni dei friulani da dietro. Il pressing deve sempre partire dal centravanti, e a cascata coinvolge tutta la squadra, che accorcia in avanti, restringe gli spazi, e recupera la palla (possibilmente in zone pericolose). Se manca il trigger, salta il meccanismo.
In condizioni normali Fonseca ieri avrebbe sostituito Dzeko molto prima, e vedremo come verranno gestiti i cambi con l’arrivo di Borja Mayoral.
È mancata la riaggressione
Quello che abbiamo notato positivamente contro la Juventus, non si è riproposto contro i bianconeri friulani. La Roma non è riuscita a riconquistare la palla quando la perdeva, aiutando il gioco di transizioni lunghe dell’Udinese.
La squadra di Gotti ha costruito tante occasioni riuscendo a ripartire da dietro, bloccando il centro del campo, e andando subito in verticale. Poche volte la Roma ha accorciato, riconquistando la palla. Così facendo il trio difensivo è stato messo in difficoltà soprattutto nel secondo tempo dagli attacchi alla profondità di Lasagna, un giocatore difficile da affrontare per come attacco lo spazio, ma non proprio letale dentro l’area.
Uno sguardo agli Expected goals
Il grosso errore che si fa quando si guardano le statistiche avanzate, è quello di non confrontarle poi alla realtà. Così ieri, soprattutto su Twitter, in molti hanno riportato il dato sugli expected goals che darebbe l’Udinese nettamente in vantaggio sulla Roma: 1.67 – 0.76.

Come si può notare però facilmente dalla timing chart il dato aumenta improvvisamente al 38′, quando l’Udinese ha avuto la doppia occasione con Lasagna prima, a tu per tu con Mirante, e Pereyra subito dopo. Le conclusioni sono valutate 0,67 xg… insomma quasi la metà del valore totale.
Il vero problema, per la Roma, è stata l’assenza e l’evanescenza di occasioni create nel secondo tempo (lo si nota dalla linea piatta che vedete dal 60′ in poi) e il prevedibile, ma comunque evitabile, picco dell’Udinese nell’ultimo quarto d’ora, quando Gotti ha messo in partita Forestieri, Coulibaly e Nestorovski, giocando con una sorta di 4-2-4 ultra offensivo.
Quindi sì, la Roma ha concesso tanto, ma non l’enormità di occasioni di cui si sta parlando, e guardando i tiri diretti verso la porta, i friulani hanno impegnato Mirante 4 volte, contro le 3 volte in cui ci è riuscita la Roma con Musso. Insomma, non un dato così sbilanciato.
Come procede l’adattamento di Pellegrini
È la seconda gara da “mediano” di Lorenzo Pellegrini in questo campionato. Una partita totalmente diversa da quella che aveva giocato contro la Juventus. In Udinese-Roma i giallorossi hanno dovuto affrontare una squadra con un baricentro basso, che non aveva intenzione di andare a prendere la Roma nelle zone alte del campo e quindi non pressava la prima costruzione della squadra di Fonseca.
Così Pellegrini ha ricoperto un doppio ruolo. Primo costruttore, insieme ai centrali difensivi e a Veretout, muovendosi verso destra, affiancando Ibanez, con il movimento di Mancini ad aprirsi, quando c’era bisogno di dare qualità all’inizio della manovra.

Quando la Roma alzava il baricentro, l’Udinese lo abbassava, e i giallorossi hanno messo le tende nella metà campo friulana, allora Pellegrini è tornato nel ruolo che gli è più congeniale, quello di trequartista, che si muove come collante della manovra sul centro destra.

Incoraggianti anche i dati, visto che il numero 7 è stato il primo della squadra per distanza progressiva conquistata in conduzione, quindi prendendo fisicamente la palla e portandola in zone più alte del campo.
Nel prossimo impegno la Roma affronterà il Benevento, quindi verosimilmente un’altra squadra che difenderà come l’Udinese ha fatto, e vedremo se Fonseca riconfermerà il centrocampista romano in questo ruolo, con queste funzioni.
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