Cèsar Gomez, nato e cresciuto calcisticamente a Madrid, arrivò a Roma dopo 5 anni passati al Tenerife. Nella squadra che lo vide maturare come uomo e come calciatore, collezionò ben 163 presenze. Giocava al centro della difesa assieme al suo collega di reparto Pablo Pa
– L’ACQUISTO E LE SPERANZE
La Roma, annunciato il nuovo allenatore Zdenek Zeman, cercava un difensore da aggiungere in un organico che nel ruolo aveva i due titolarissimi Aldair e Zago, ai quali si alternavano Petruzzi, Servidei e Pivotto.
Il Boemo non potendo arrivare a giocatori del calibro di N’Gotty, Paganin e Nadal scelse di acquistare proprio Cèsar Gomèz.
Contratto quadriennale da 1.6 miliardi a stagione a lui e c.ca 6 miliardi al Tenerife.
Il ragazzo, dopo aver pianto in conferenza stampa , salutò Tenerife e i suoi tifosi.
Svuotò il suo armadietto e, dopo aver preso il primo aereo disponibile per Roma, arrivò a Trigoria carico di aspettative e felicità. Era un calciatore abbastanza sicuro delle sue potenzialità anche perchè riuscì , in una partite di campionato sapagnolo, marcandolo a uomo, nell’impresa di non far toccare palla ad un giocatore come Ronaldo, il fenomeno.
– E’ LUI O NON E’ LUI?
Sin dall’inizio, iniziarono a girare strane voci sul suo acquisto.
Sembrava che il Boemo, dopo averlo visionato, avesse voluto in rosa il suo collega di reparto Pablo Paz ma, non ricordandosene nè il nome nè la fisionomia, decise di far ingaggiare Gòmez.
Arrivato a Trigoria iniziò subito ad allenarsi ma con scarsi risultati.
Eppure le statistiche della Liga lo avevano posto tra i primi difensori per media voto del campionato. Capello ne parlava benissimo giudicandolo un ottimo calciatore.
Anche Aldair si schierò dalla parte dell’ex Tenerife, difendendo pubblicamente: “Nessuno di noi lo conosceva bene, non ha senso giudicarlo dopo poche settimane ma è da un pezzo che la Roma non aveva un difensore così duro“.
Gomez stesso assicurò: “Non posso valere meno dei miei predecessori, con tutto il rispetto per loro. Aspettatemi e vedrete”.
– QUEL DERBY E LA FINE DELLA SUA AVVENTURA
Purtroppo però, alla fine, le voci che parlavano di “un nuovo Trotta” si rivelarono corrette.
Collezionò pochi minuti contro Fiorentina e Napoli fino al suo debutto nel derby.
Novanta minuti giocati disastrosamente in quel Lazio-Roma del 1997-1998 perso per 3a1, che lo videro come peggiore in campo.
Lento, macchinoso, fuori posizione.
Dopo quella partita, si persero letteralmente le tracce del calciatore.
Venne messo sul mercato l’estate stessa ma rifiutò qualsiasi tipo di cessione ( chissà per quale motivo.. ) dicendo di voler onorare il contratto fino alla scandenza.
L’allora presidente Franco Sensi, imbestialito per la situazione che si andava creando, decise di metterlo fuori rosa e di farlo spogliare lontano dai suoi compagni.
Sperava che l’orgoglio dell’uomo potesse prevalere sui soldi, decidendo così di rimettersi in gioco altrove.
Purtroppo non fu così e, una volta scaduto il suo contratto nel 2001, Cesar Gomez si ritirò dal calcio “giocato” a 34 anni con sole 3 presenze nei suoi 4 anni di permanenza in giallorosso.
– CHE FINE HA FATTO?
“Coloro che credono che col denaro si possa fare ogni cosa, sono indubbiamente disposti a fare ogni cosa per il denaro”.
Durante la sua permanenza nella Capitale, il “calciatore” si buttò nel mondo del commercio.
Infatti aprì un autoconcessionario in zona Ostiense e, tutt’oggi, vive ancora nella città che lo acquistò come calciatore ma che lo vide più come turista che come atleta.
Il calcio è un ricordo ormai lontano come lontano è il giorno in cui un tifoso, fuori da Trigoria, guardandolo gli urlò: “A Cèsar, se c’hai na penna te faccio io ‘n autografo!”
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