Conference League (Coppa)

L’importanza di sognare la Conference

È l’11 ottobre del 1961. Un sorridente Giacomo Losi riceve dal presidente della FIFA Stanley Rous la Coppa delle Fiere appena conquistata, dopo la vittoria per 2-0 contro il Birmingham. Sembra un momento di calcio come un altro, uno dei tanti capitani che sfoggiano un trofeo vinto. Per la Roma, invece, è un giorno iconico: il gol a tempo scaduto della mezzala Pestrin, pochi minuti prima, aveva appena messo il punto esclamativo sulla prima vittoria in campo internazionale dei giallorossi.

Losi Coppa Fiere - coppe

L’ULTIMO CAPITANO EUROPEO

L’attesa era stata lunga, ma con attenuanti: le partecipazioni alla prestigiosa Coppa dell’Europa Centrale, negli anni trenta, erano state solo tre e con buoni risultati. Inoltre, la neonata Coppa dei Campioni consentiva l’accesso solo ai club vincitori dei rispettivi campionati, e la Roma in quegli anni non era competitiva per la vetta.
Quel trionfo finale, in una competizione estenuante durata oltre un anno, con imposizioni importanti (tra cui il clamoroso 6-0 all’Hibernian in semifinale), fu accolto dalla tifoseria giallorossa come l’inizio di un nuovo percorso in campo europeo.

Invece, a distanza di oltre sessant’anni, quell’affermazione resta l’unica vittoria internazionale del nostro club. Sessant’anni in cui la partecipazione alle coppe non è stata sporadica, anzi: la Roma ha preso parte alle coppe in ben 40 stagioni dopo la finale con il Birmingham. Questo se escludiamo competizioni minori come la Coppa delle Alpi, la Coppa Anglo-Italiana o l’Intertoto.

IL FASCINO DELLE COPPE

Maldini Champions League/Coppe

Paolo Maldini alza la Champions League con il Milan

Le coppe internazionali da sempre affascinano lo spettatore, motivano i giocatori e offrono prestigio e visibilità ai club. Possono creare vere e proprie tradizioni sportive – vedi Real Madrid e Milan, mettono in vetrina campioni, giocate, incontri memorabili. Alla Roma, le coppe hanno regalato tantissime emozioni e serate storiche, ma per motivi che vanno dall’eccesso di fiducia, mancanza di concentrazione, avversari troppo forti o per la fortuna che ha voltato le spalle, la vittoria è sempre sfuggita.

NOTTI MAGICHE E NOTTI TRAGICHE

Tra le serate andate male, in modo anche doloroso, ricordiamo la beffa della monetina che impedì alla Roma di accedere alla finale di Coppa delle Coppe nel 1970, al termine dello spareggio contro il Gornik Zabrze. O la rimonta subita dal Carl Zeiss Jena nel ritorno dei sedicesimi della stessa coppa, dieci anni dopo (4-0 a favore dei tedeschi dopo la vittoria romanista per 3-0 all’andata). O quella mancata per un soffio, nel ’96 con lo Slavia Praga in Coppa UEFA, fino ad arrivare alle batoste recenti in Champions League contro Manchester United, Bayern e Barcellona.

In questi sessant’anni, però, abbiamo vissuto anche serate storiche, momenti di pura emozione che non hanno portato alla vittoria finale ma restano impressi per sempre nella memoria. Come non citare l’urlo dell’Olimpico al gol qualificazione di Falcão contro il Colonia, il 3-0 al Dundee United in Coppa Campioni che portò alla sventurata finale dell’Olimpico contro il Liverpool, o la cavalcata trionfale in Coppa UEFA nel 1991, scandita dai gol del “tedesco volante” e arrestata solo dall’Inter nella doppia finale.

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La rete di Falcão contro il Colonia nel 1982

Passando in rassegna gli ultimi 20 anni possiamo menzionare le serate contro Lione o Real Madrid della gestione Spalletti, per poi arrivare alla girata di testa di Manōlas che tre anni fa regalò alla Roma la più grande rimonta della sua storia eliminando il Barcellona di Leo Messi e portandola in semifinale di Champions. Ma in fondo anche la scorsa stagione europea con Fonseca, fino al primo tempo dell’Old Trafford con la Roma in vantaggio per 2-1, ci ha regalato trepidazione, entusiasmo e sogni di vittoria.

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Manolas gira il pallone in porta: Roma-Barcellona 3-0

LA CONFERENCE LEAGUE

La nuova coppa che la Roma si appresta a disputare non ha sicuramente il fascino della Champions League, né tantomeno quello della vecchia Coppa UEFA o della Coppa delle Coppe. Il torneo è stato pensato per dare spazio a federazioni calcistiche che normalmente vengono eliminate nelle prime fasi delle coppe più prestigiose. Per quanto a partire dalla fase a eliminazione diretta si aggiungeranno le terze classificate nei gironi di Europa League, il livello medio delle partecipanti non entusiasma; la vittoria del Villarreal in Europa League e la sua susseguente qualificazione in Champions ha, di fatto, consegnato alla Roma e al Tottenham il ruolo di favorite tra le squadre presenti alla prima fase. Se è un ruolo azzeccato o meno, lo scopriremo già dalle prime partite.

Il sorteggio del preliminare, infatti, ci ha messo di fronte l’unico ostacolo “duro” presente all’appello in questa fase – e come poteva essere altrimenti?

Il Trabzonspor, squadra affermata del campionato turco, annovera tra le sue fila giocatori come Marek Hamšík e Andreas Cornelius, oltre agli ex-romanisti Bruno Peres e Gervinho che dalle nostre parti sono un po’ uno spauracchio – razionalmente o no, poco importa: la “cabala” ha sempre ragione, e i gol dell’ex per la Roma sono spesso una triste realtà. Nel turno precedente turchi hanno eliminato il Molde, squadra norvegese che aveva ben figurato nella scorsa Europa League.
Si tratta di una squadra solida, ma che la Roma può e deve battere se vuole avere l’ambizione di figurare bene nella nuova competizione e rendere onore al proprio prestigio. A partire dal primo turno.

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TRABZON, Turchia: Gervinho e Bruno Peres arrivano in aeroporto. (Photo by Hasan Tascan/Anadolu Agency via Getty Images)

VINCERE O PARTECIPARE?

Da anni, quando le squadre italiane giocano l’Europa League, si discute degli effettivi vantaggi e svantaggi che i club possono avere. Il giocare di giovedì – stesso giorno designato per la Conference – le lunghe trasferte, il livello medio più basso fanno pensare ad alcuni tifosi che sia meglio risparmiare le forze in coppa e concentrarsi sul campionato. Anche questo può spiegare perché l’ultimo trionfo italiano europeo risalga al 2010, e perché l’ultimo in una coppa di minor prestigio rispetto alla Champions appartenga addirittura al Parma di Malesani, nel 1999.

Se alcuni pensano questo dell’Europa League, a maggior ragione possono pensarlo della Conference: quindi come comportarsi? Concentrare ogni forza sul campionato e schierare formazioni rimaneggiate in coppa, o lottare per arrivare fino in fondo in Europa a dispetto della fatica e del rischio di infortunarsi?

Personalmente, non ho mai avuto dubbi: le coppe sono le competizioni che offrono più stimoli e regalano più emozioni in assoluto. Il prestigio di vincere una coppa europea è qualcosa che rimane per sempre nella storia di un club, più di qualsiasi piazzamento in campionato. E nella nostra storia, non possiamo vantare una schiera di trofei tale da partire con l’idea di giocare una competizione tanto per giocarla. Si tratterebbe di un’idea sbagliata a prescindere, anche se tifassimo per il Real Madrid che ha la bacheca piena; è un modo di pensare che non appartiene ai grandi club.

Quindi, partecipare con impegno, fare turnover ma in maniera ragionata, e puntare alla vittoria come il nome Roma ci impone. Senza dover vincere per forza ma con un obiettivo chiaro in mente e la voglia di provarci.

UNA CERTEZZA: JOSÉ DA SETÚBAL

Una cosa di cui possiamo star certi è che José Mourinho la pensi allo stesso modo. La Roma ha assunto non solo uno degli allenatori più titolati a livello domestico, ma anche un uomo capace di alzare ben 2 Champions League con due squadre diverse, oltre a una Coppa UEFA e un’Europa League. Un uomo il cui nome significa vittoria, e per cui l’Europa è casa.

Poter essere il primo allenatore a vantare nel proprio curriculum la conquista di questa nuova competizione europea, prestigiosa o meno che sia, aggiungerebbe ancora un tassello alla reputazione del Mister e sarebbe un’ulteriore prova della sua ambizione e del suo talento. E regalerebbe a noi, finalmente, una gioia che solo pochi romanisti hanno avuto l’occasione di vivere. La gioia di chi era all’Olimpico quel pomeriggio di sessant’anni fa e ha potuto vedere l’orgoglio negli occhi di Losi con in mano la Coppa delle Fiere, primo e unico capitano “europeo” della storia romanista.

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Mourinho stringe l’Europa League

Pellegrini

Il Capitano della Roma Lorenzo Pellegrini

L’unico fino ad oggi, si spera. Chissà che Lorenzo Pellegrini non possa alzare, a fine stagione, questa coppa nuova e ancora sconosciuta al cielo di Tirana, con i tifosi romanisti in festa. Lasciateci sognare ancora, con un pizzico di fiducia in più rispetto al passato e un talismano chiamato José. Daje Roma!

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