Corsa alla fascia: chi sarà il prossimo capitano della Roma?

Da dopo l’era di Totti se n’è discusso animatamente: c’era chi pensava che nessuno avrebbe più potuto indossare e omaggiare la fascia di capitano della Roma. Oggi più che mai, quel pezzo di stoffa tanto rappresentativo quanto significativo è messo in discussione per l’ennesima volta.

I figli di Roma: Florenzi e Pellegrini sono pronti per il grande passo?

Se persino uno come Daniele De Rossi – probabilmente il capitano per eccellenza – era stato messo in discussione, Alessandro Florenzi e Lorenzo Pellegrini hanno subìto una sorte ben peggiore. Il primo, già poco apprezzato da una buona parte della tifoseria, la scorsa stagione ha scelto di andare in prestito al Paris Saint-Germain – non proprio una squadra che si distingue per l’attaccamento alla maglia dei suoi giocatori – dopo il rapporto burrascoso che si era instaurato tra lui e il mister Paulo Fonseca; il secondo, invece, si è spesso mostrato troppo discontinuo, una caratteristica che non si può minimamente accettare nelle corde di un futuro capitano.

C’è, quindi, chi passerebbe la fascia a uno dei due – prima a Florenzi e poi a Pellegrini, seguendo la linea cronologica – e chi non si sentirebbe minimamente rappresentato, né ora né mai. Non si può, però, negare l’attaccamento che entrambi i ragazzi hanno sempre dimostrato alla maglia: bisognerebbe, piuttosto, comprendere che non tutti sono uguali nel dimostrarlo e nel trasmetterlo ai tifosi, e che così come il mondo del calcio si trasforma e si evolve, anche “il passaggio del testimone” si evolve, e non necessariamente un figlio di Roma deve essere capitano.

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Džeko: ritorno di fiamma?

Il rapporto d’amore tra il cigno di Sarajevo e la Roma è un odi et amo continuo: se ogni estate sembra che la strada di Edin Džeko sia ben lontana dalla nostra città – prima a Londra, poi a Milano e infine a Torino – puntualmente ogni voce di mercato spacciata per sicura viene smentita, e lui si dimostra sempre pronto a sacrificarsi per la squadra.

Un comportamento che, quando Antonio Conte lo aveva chiamato alla sua Inter, lo ha portato a diventare il capitano della Roma: non un figlio di Roma, ma un ragazzo che ha quasi sempre risposto presente, nel bene e nel male. Una scelta, quella di donargli la fascia, presa proprio da Florenzi e Pellegrini, che hanno fatto di tutto per trattenere il loro amico e compagno qui – consapevoli della sua importanza sia come uomo dello spogliatoio che come giocatore.

Una fascia che gli è stata sottratta dal mister Fonseca, a seguito di una brutta discussione avvenuta tra i due e che aveva totalmente rovinato il rapporto umano e lavorativo, portando molta tensione, smussata da entrambe le parti per il bene della Roma. E oggi, che sembra nuovamente pronto ad andar via, con l’ombra di un certo Mauro Icardi che sbuca dall’angolo, c’è ancora chi sarebbe pronto a scommettere su di lui.

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I ragazzi della Dea: il soldato Bryan e il generale Gianluca

Tra i molteplici sognatori, c’è chi non si tirerebbe indietro nell’affermare di sentirsi rappresentato dai ragazzi provenienti dall’Atalanta. Se Gianluca Mancini non solo ha dimostrato grande duttilità nel gioco e fermezza nel gestire i compagni, ma anche la testa e il cuore giusti per poter rappresentare al meglio la Roma, Bryan Cristante ha ricevuto la benedizione di De Rossi durante la sua ultima conferenza stampa come capitano:

«C’è un Bryan Cristante che arriva da Bergamo, io ne voglio altri cento di giocatori così perché anche se non è nato a Roma… ci mette l’anima, da romanista. Non è solo una questione di essere nati nella Capitale.»

Parole che confermano come il cambiamento, nolente o volente, sia necessario e inevitabile. Per non parlare di come sia corso a rassicurare il suo compagno di squadra e Nazionale, Leonardo Spinazzola, durante la partita contro il Belgio: una scena che ha sicuramente sciolto anche i più scettici, e che ha dimostrato come non sia necessario essere nati romani e romanisti per essere degni di indossare la fascia.

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Il “baby” fenomeno: Zaniolo e il sogno di essere qualcuno

Lo abbiamo amato, aspettato e coccolato, e ora sembra pronto a caricarsi il peso della squadra sulle spalle. Checché se ne dica, Nicolò Zaniolo rimane un tassello fondamentale: il punto d’inizio da cui il cambiamento, quello vero e bello, comincia; quello che ci fa sognare con gli occhi di ieri e sperare con gli occhi di domani.

E anche se il gossip lo circonda e lo sovrasta, come spesso succede per un ragazzo di 22 anni, c’è chi sarebbe disposto a rischiare di donargli anche questa responsabilità – un po’ come quando Di Francesco l’aveva schierato titolare contro il Real Madrid, sebbene non avesse mai giocato “con i grandi”. Una scelta azzardata, che però ha dato tutti i suoi frutti. E cos’è il calcio, se non una continua scommessa contro il tempo e le regole?

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Tanti dubbi e poche certezze. E né Mourinho, con il suo pragmatismo e silenzio, né la staffetta che sta accadendo in questi giorni di amichevoli, ci aiutano. Ci auguriamo soltanto che il prossimo capitano onori la maglia e che possa donarle lo stesso amore che noi tifosi proviamo.

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