Inutile girarci intorno, Parma-Roma non é stata una partita qualsiasi, verrà ricordata per generazioni come lo sbarco sulla Luna, come l’abbattimento del muro di Berlino, come l’attentato a Giovanni Paolo II.
Certi amori non muoiono, fanno dei giri immensi e poi ritornano diceva una canzone, a volte devi tornare in Brasile per scoprire che casa tua é Roma.
Bentornato Bruno Peres, ultimo rappresentante di un calcio romantico che non esiste più, ultimo vero trequartista dal piede vellutato e dal passo soave, ultimo baluardo di una generazione che ha visto Totti, Zidane, Ronaldo, Del Piero e che ora non puó che rispecchiarsi in te.
Scrivere la formazione in questa cronaca non avrebbe senso, sarebbe riduttivo nei confronti di quei calciatori che sono scesi in campo come onesti mestieranti ma che hanno avuto l’onore di assistere al ritorno a Roma di Bruno Peres.
Nessuno lo dice ed allora lo faró io, la favola di Bruno Peres ricorda incredibilmente quella di un altro grande come lui che ha dovuto morire su una croce per dimostrare il suo infinito amore verso di noi.
Ed allora questo Brasile é una croce astratta, simbolica, ma maledettamente concreta, maledettamente pesante.
Bentornato Bruno, ultimo erede di una linea temporale che parte da Romolo, passa per Giulio Cesare, Ottaviano Augusto e Costantino ed arriva a te, unico erede di un grande Impero.
Che cosa contano le tattiche, i gol, gli errori o le cose giuste in una partita che in fondo puó riassumersi in un solo minuto, inciso a fuoco nella storia del calcio?
Cosa contano falli, ammonizioni, rigori di fronte alle lacrime commosse di un bambino che vede entrare Bruno Peres e che sogna un giorno di essere lui?
Minuto 79: Entra Bruno Peres.
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