Lo ammetto, ci ho creduto pure io.
“Conte alla Roma, è fatta!” mi dicevano. E lo dicevano pure a voi.
Guai a pensarla diversamente; bollati sul culo come laziali: “volete er male da Roma!”, appunto.
Eravamo tutti attaccati a Conte, adesso invece s’attaccamo ar…
Ebbene sì, è questa la sintesi della storia giallorossa. Il costante inseguimento di un fottuto sogno che, ahimè, resterà tale.
È la guerra dei poveri. La nostra guerra.
Ci ammazziamo di improperi (eufemismo) mentre gli altri, i nobili, i virtuosi, i Conti ci osservano col ghigno di chi sa e non dice. O meglio dice per sollecitare le nostre reazioni e sollazzarsi con le stesse.
Siamo noi, è la nostra storia. Siamo fragili, è questa la verità. Ci aggrappiamo alle false speranze, alle flebili promesse.
C’era (c’è ancora?) una qualificazione Champions da conquistare eppure pensavamo a Conte.
Anche quando l’unico Antonio romanista parava un rigore al novantaquattresimo minuto della partita col Genoa, noi pensavamo a Conte.
E adesso? Adesso viva la borghesia! Fanculo ai conti, specie a quelli che non tornano.
Non so chi sarà l’allenatore della Roma per la prossima stagione. Non so se Dzeko e Manolas resteranno. E a questo punto non lo sa nessuno.
Nemmeno tutti gli amministratori (altro eufemismo) delle paginette Facebook con le quali avete passato le notti insonni a cont… are i secondi che vi separavano dal sogno.
Lo ammetto, c’ero pure io quelle notti con voi. Ad immaginare ciò che mai sarebbe stato.
A preparare la strada a chi oggi torna in auge al motto di “Pallotta vattene!”.
Il Presidente della Roma è il primo responsabile del naufragio di una trattativa immaginaria. Scritta e descritta da pennivendoli e giornalai. E alla quale abbiamo creduto, tutti.
Roba da romanisti veri, insomma.
“Ad oggi non ci sono le condizioni, ma un giorno allenerò la Roma” ha dichiarato Antonio.
E noi, che dir si voglia, attenderemo come stiamo attendendo sor Carletto da Reggiolo.
Come attendiamo lo Stadio da una vita e una Roma cazzuta e ambiziosa, alla pari dei suoi tifosi. Almeno alcuni.
Forse resterà solo una speranza, ma è la stessa fottuta speranza che ci tiene in vita.
Un po’ come la religione.
Se poi sarà l’ennesima cazzata, be’, ce ne faremo una ragione.
Conta solo la Roma, in fondo. Conta l’onestà, il sudore di chi lotta e non per questo conquista. Ai tavoli dei potenti non abbiamo mai preso parte e voglio credere per nostra scelta. Per questo siamo degli sconfitti, ma mai dei perdenti. Abbiamo preferito sposare la dignità piuttosto che fotterci i compromessi. E allora viva la borghesia!, soprattutto oggi…

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