“Ero in camera con Totti dopo l’esordio in Serie A”, intervista a Marini.

Roberto Marini é un nome che ai più non dirà molto, eppure é l’emblema di come due vite fino ad un certo punto possano fare lo stesso tragitto per poi prendere direzioni completamente opposte per via di una casualità.
Nel 1993 Roberto é l’unico calciatore sotto età che Mister Ezio Sella aggrega agli allievi della Roma nella rosa che andrà a conquistare un bellissimo scudetto di categoria.
In quella rosa c’é anche Francesco Totti, un nome che a molti dirà qualcosa in più immagino, ma fino a quel momento Francesco e Roberto sono due ragazzi col sogno di vincere quel campionato, l’obbiettivo della Serie A é ancora lontano e fumoso, anche se per Totti é molto più vicino temporaneamente di quanto lui possa immaginare.
Ho avuto il piacere di farmi una chiacchierata con Roberto, disponibile e molto simpatico.


D: Roberto tu sei campione d’Italia con la Roma, che si prova?
R: Bé si, a livello giovanile, é una bella sensazione dai.
D: Che tipo squadra eravate voi, come l’avete vinto quello scudetto?
R: Noi abbiamo iniziato il campionato senza l’aspettativa di vincerlo, poi col tempo abbiamo acquisito la consapevolezza di poter raggiungere un obbiettivo importante. Nella prima parte del campionato siamo stati molto compatti, nelle fasi finali sapendo che sarebbero state partite più difficili abbiamo messo quel qualcosa in più, poi c’é stato un certo Francesco Totti che nelle semifinali ed in finale era imprendibile.

D: E tu che tipo di giocatore eri?
R: Io ero molto fisico, ero l’unico sotto età avendo iniziato la stagione negli allievi romani, poi verso metà anno il mister Sella mi notó e mi portó sopra, da quel giorno le giocai tutte fino alla finale.
D: Che ricordi hai di Totti ragazzino?
R: La cosa che mi é rimasta impressa é che siamo capitati nella stessa stanza nel periodo del suo esordio in Serie A, ero molto incuriosito dal capire cosa provasse uno all’esordio in A, ci siamo detti tante cose da ragazzini diciamo.
D: Tu hai smesso per un infortunio giusto?
R: Io purtroppo ho smesso per infortunio, credevano fossero i legamenti del ginocchio, invece poi era una lesione alla cartillagine ed in quel periodo era uno degli infortuni più gravi per un calciotore, oggi mi avrebbero rimesso in campo.
D: Voi di quella squadra avevate già al tempo la percezione che Totti sarebbe diventato Totti?
R: Era differente dagli altri, per i numeri che aveva tutti pensavamo che potesse avere una grande carriera. Anche altri compagni avevano potenzialità ma per arrivare ad alti livelli non basta il talento, serve fortuna e testa.
D: C’é stato un momento in cui tu e Totti calcisticamente eravate sullo stesso piano, poi tu hai avuto l’infortunio e lui no, é tutta li la cosa secondo te? Totti col tuo stesso infortunio sarebbe arrivato ugualmente?
R: Si, sarebbe diventato Totti ugualmente, sia per il talento ma anche perché in ambito giovanile é molto importante essere seguiti bene quando si hanno infortuni e lui era comunque già nel giro della prima squadra, sarebbe stato seguito di più.
D: Quindi tu pensi che in questo quanto la società creda in te e ti stia dietro diventi un fattore decisivo?
R: Credo di si, la cosa più difficile di un infortunio per un giovane é proprio la fase di recupero.

D: Che si prova in quei momenti? Si capisce subito che la cosa é grave?
R: Dopo tanti sacrifici arrivare in primavera della Roma ti fa sentire ad un passo da un sogno, un infortunio così ti fa cadere tutto. Ha smesso anche Van Basten col mio stesso infortunio, oggi si torna a giocare ad alti livelli.
D: Totti in quella squadra non aveva il numero 10 giusto?
R: No ce l’aveva Daniele Rossi, un ragazzo con molto estro, anche lui rimasto al palo dopo un infortunio, uno dei pochi ad aver indossato la 10 con Totti in campo nella storia del calcio.
D: Di mister Sella che ricordo hai?
R: Lui curava molto i particolari, cercava di migliorare ogni calciatore sulle sue debolezze. Giocavamo con un 442 Sacchiano, molto compatti, noi eravamo bravi nell’eseguire quello che ci chiedeva.
D: Se tu dovessi fare 3 nomi, eccetto Totti, chi erano i punti forti di quella squadra?
R: Il nostro portiere Caterini, uno che teneva in panchina Storari all’epoca, il mio compagno di reparto Del Coriano ed a destra Alessandro Massimiliani.
D: Grazie mille Roberto, un abbraccio.
R: Grazie a te, é un piacere parlare di quel periodo.

Nato nel Delaware per volere della Mafia di Boston, la sua istruzione é stata finanziata coi fondi neri della Massoneria. Il suo sogno nel cassetto é cambiare il cognome in Baldissoni.

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