“Vorrei poter donare a nonno la possibilità di tornare indietro nel tempo, perchè meriterebbe di rivivere tutto ciò che
ha fatto con amore e passione”
E’ facile poter dire di aver avuto un mister legato a questi colori ed è altrettanto facile dire di averlo amato con tutti noi stessi come fosse per noi un padre. Un esempio.
Carlo Mazzone per noi non è stato solo un mister ma un uomo che, con il suo carisma, ci ha travolto in un vortice d’amore che difficilmente il tempo porterà a dimenticare. Ogni qual volta ne sentiamo nominare il nome ci emozioniamo come fossimo stati suoi giocatori, suoi figli, suoi nipoti.
Il mister è riuscito in qualcosa di unico nel suo genere. Ci ha voluto bene, ci ha trasmesso quella passione e quell’attaccamento alla maglia che ancora oggi lo si legge nei suoi occhi stanchi ma, al contempo, pieni di vita perchè i suoi ricordi e la sua carriera, riecheggieranno per sempre nell’eterno del suo sguardo che, ai nostri occhi, resta e resterà qualcosa di unico.
Abbiamo fatto delle domande a Carlo che, tramite suo nipote Alessio, ci ha regalato la possibilità di ricevere in dono delle risposte preziosissime e poi, successivamente, parleremo con il ragazzo che ci racconterà le sue esperienza nel vivere “il Mazzone” nonno e uomo.
Romano, Romanista e dal carattere passionale. Quanto è stato difficile allenare la Roma senza lasciarsi coinvolgere dai sentimenti?
“Allenare la Roma per me è stata una cosa fantastica perchè da Romano e Romanista non poteva essere che un sogno. Grazie al presidente Sensi lo ho realizzato. Ricordo ancora l’emozione quando mi chiamò dicendomi che avrei avuto l’opportunità di allenare la mia squadra del cuore. Essere Romano e tifare Roma è stato bellissimo ed oggi, a distanza di tanti anni, vorrei ringraziare tutti i tifosi giallorossi che mi ricordano sempre i tanti momenti passati assieme.“
Tre anni in giallorosso sotto la presidenza Sensi, un primo anno quasi drammatico e due stagioni con arrivo al quinto posto. Che ricordo ha del suo presidente?
“Ringrazierò per sempre Franco Sensi che mi diede l’opportunità di allenare la Roma, ed essere Romano e Romanista per me è stata una cosa fantastica. Sono stati per me anni bellissimi. Uno dei tanti momenti che ricordo con molto piacere fù, dopo aver vinto il derby contro la Lazio per tre reti a zero, quella corsa sotto ai miei tifosi. Esultare con loro, con la mia gente, è stato qualcosa di stupendo che porterò sempre con me. Sempre.“
Lei ha vissuto la fase iniziale della carriera di un calciatore che sarebbe poi entrato nell’Olimpo del calcio. Quanto è stato difficile spostare le luce dei riflettori sull’astro nascente Francesco Totti?
“Per me Francesco è stato come un figlio, una persona fantastica e avere l’onore di allenarlo e lavorare con lui è stato bellissimo, un pezzo bellissimo della mia carriera. Fare la storia della Roma, non era facile ma lui ci è riuscito e ne sono tanto contento. Ho dei ricordi bellissimi quando sento parlare di lui, anche solo quando lo vedo in tv ancora rivivo determinati momenti della mia avventura in giallorosso. lo lo ringrazio ancora oggi per tutte le emozioni e tutti gli anni che abbiamo vissuto assieme anche perchè, tutte quelle immagini, ancora le vivo nei miei ricordi. Mi sono emozionato rileggendo il libro e mi emoziono quando lo vedo in tv. Giocare a Roma non è facile, ho cercato di difenderlo sempre per il suo bene. Sapevo che sarebbe diventato un punto fermo della Roma.“
Ha qualche rimpianto legato alla sua esperienza alla Roma?
“No. Nessun rimpianto, anche solo aver avuto la possibilità di allenare la Roma per me è stato qualcosa di veramente fantastico. Rimarrò sempre legato a questa squadra e ai suoi splendidi tifosi.”
Alessio ci ha raccontato che suo nonno gli ha sempre ripetuto che allenare la Roma è sempre stato come far parte di una grandissima famiglia. Tra un sorriso e un ricordo, gli raccontò che un giorno fuori dai cancelli di Trigoria c’erano 7-8 tifosi e gli allenamenti, quel giorno, erano a porte chiuse. Si vide arrivare i supporters giallorossi incontro per chiedergli foto e autografi. Una volta firmati, guardando quei ragazzi gli disse: ” vabbè regà, entrate a vedervi gli allenamenti, che state a fa qua fori? dai entrate con me “. Personaggio unico nel suo genere. Un uomo di cuore.
“Essere suo nipote
è qualcosa di unico”
“Essendo l’unico nipote maschio per me è stato vantaggioso perchè, essendo anche un amante del calcio, ho potuto avere una guida al mio fianco ricca di esperienza. Aver avuto ed avere un nonno come lui è stato ed è fantastico. Ricordo che quando tornava a casa, e lo faceva solo il lunedi, tornava solo per stare con la famiglia e mi ricordo che ci trattava come fossimo dei suoi giocatori.
Ci insegnava il rispetto. Lo si notava dalle piccole cose, ad esempio a tavola si andava tutti assieme, si mangiava inseme e per alzarsi bisognava chiedere il permesso. Queste cose un bambino le vede come cose brutte ma, a distanza di anni, posso dire di aver capito che ha sempre fatto tutto questo solo ed esclusivamente per insegnarci la vita, il rispetto e l’educazione.
E’ stato ed è un nonno grande, un uomo che ci ha insegnato molto a livello umano. Mi ha insegnato ad essere uomo proprio come faceva con i suoi giocatori. L’anno scorso non potendo andare all’addio al calcio di Andrea Pirlo, delegò me.
Tutti i suoi ex calciatori come ad esempio Toni e Bonera, una volta saputo di essere il nipote, mi dissero tutti la medesima cosa: “A noi manca l’uomo Mazzone. Se ti doveva dire le cose negative te le diceva in faccia, non te le mandava di certo a dire. E quando ti doveva aiutare era il primo a capirti e a supportarti.”
Questo ti fa capire che rapporto umano aveva con i suoi ragazzi che per lui erano come figli.
Li difendeva e, quando serviva, si incavolava con loro ma sempre ed esclusivamente perchè voleva da loro il massimo. Sempre e comunque.
Ricordo quando una sera squillò il telefono. Andai io e risposi.
“Famiglia Mazzone? Sono Pep. Pep Guardiola“. Non potete minimamente immaginare la mia emozione nel sentirlo e corsi subito da nonno dicendogli che lo cercava al telefono il mister del Barcellona. Lui mi guardò stizzito dicendo: “Passame sto telefono”. Già sapevo in cuor mio come sarebbe andata a finire ed infatti avvene proprio quello che avevo immaginato.
“Pronto, chi è?.
“Mister sono io, Pep”
“Sì, e io so’ Garibaldi“.
Potete immaginare le risate. Tutti ridevano tranne nonno che, una volta capito che fosse realmente Guardiola, si scusò dicendo che pensava fossero i suoi amici che spesso gli facevano degli scherzi imitando i suoi ex giocatori.
Qualora tu avessi la possibilità di poter essere il genio della lampada, quale regalo faresti a Carlo? Che desiderio vorresti poter esaudire per lui?
“Se potessi, lo farei tornare indietro nel tempo ridandogli la possibilità di rivivere le emozioni provate durante la sua carriera.. Ovunque è stato, è sempre stato accolto benissimo.
Io leggo giornalmente, gestendo il suo profilo ufficiale, i messaggi di tutti tifosi delle squadre con le quali è stato ed è davvero emozionante. Capire di avere un nonno come lui amato e ricordato da tutti è davvero un qualcosa di indescrivibile.”
Parlaci di Carlo nella vita di tutti i giorni. Come passa le sue giornate oggi?
“Oggi Carlo si gode la vita, i figli, i nipoti ed il pronipote perchè oltre che nonno è anche bisnonno. A lui piace portarci a cena fuori per stare tutti assieme in famiglia. Per lui l’unione è tutto e fa il possibile per farci sempre stare insieme. Adora terribilmente il suo pronipote Cristian con il quale gioca addirittura a pallone dentro casa, ne è innamorato perso. Lui segue sempre il calcio e tutte le sue ex squadre. Il Bologna, il Brescia che è stato promosso in serie A, l’Ascoli, il Lecce ed, ovviamente, in particolar modo la Roma di cui è tifosissimo.
La Roma è la Roma, lui è Romanista”.
Devo chiedertelo per forza. Ma quell’esultanza di tuo nonno in Atalanta-Brescia….
“Guarda, io ero piccolo ma ricordo bene quei momenti che, detta francamente, non sono stati proprio positivissimi. Nonno a quei tempi già aveva una certa età e vederlo correre pieno di adrenalina sotto ai tifosi Bergamaschi ci ha spaventato. Fortunatamente a fine partita nonno chiamò subito nonna per dirle che stava bene. Successivamente è stato divertente rivedere la scena ma posso garantirti che, sul momento, non è stato piacevolissimo”.
Nel ringraziare Alessio per la sua disponibilità nel raccontarci suo nonno Carlo e per avergli fatto rispondere a delle nostre domande, colgo l’occasione per dire che Carletto rimarrà sempre nei nostri cuori e mai nessuno potrà farci dimenticare il suo esser così genuino e pieno d’amore nei confronti della Roma e i noi tifosi.
Quell’amore che, nelle parole di Alessio, sono venute fuori in un vortice di emozione e commozione che mi hanno lasciato sensazioni difficili da descrivere.
Essere Romani e Romanisti è qualcosa di immenso ed appassionante ma esserlo come Carlo Mazzone dovrebbe essere qualcosa di unico.
“Sono sempre stato un cane sciolto. Avanti tutta, come un navigatore solitario. Mai avuto padrini, né sponsor. Mai fatto parte di lobby di potenti dirigenti, mai goduto del favore di giornalisti condiscendenti o di raccomandazioni. Se ho ottenuto qualcosa lo devo a me stesso, alla mia determinazione e alla passione che ho messo nella mia carriera. E sono orgoglioso di essere un grande professionista, magari non un grande allenatore, ma certamente un professionista e un uomo perbene.” C.Mazzone
Grazie Alessio, grazie Carlo e Forza Roma.
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