La Roma e le radio, l’opinione di Alessandro Paglia

Abbiamo avuto l’onore di raccogliere il parere auterovole di Alessandro Paglia, giornalista di Roma Radio. l’argomento è ovviamente il rapporto tra le radio romane e la AS Roma, non tralasciando però la stretta attualità.

Innanzitutto grazie per la disponibilità, da parte mia e di tutta la redazione. La nascita di Roma Radio, sembra aver inasprito il confronto tra i giornalisti radiofonici e la società AS Roma. È un caso oppure una reazione voluta e per certi versi inevitabile?

Ovviamente non è una reazione voluta: Roma Radio nasce per essere una cosa “diversa” dalle altre radio, per far arrivare ai tifosi quelli che succede a Trigoria da un punto di vista privilegiato. Altrettanto ovviamente, immagino che chi ha come “competitor” la radio ufficiale non la veda nello stesso modo in cui vede le altre radio.

Come ti rapporti con i tuoi ex colleghi? Ti    considerano un nemico oppure apprezzano comunque la tua professionalità?

I rapporti sono rimasti su per giù gli stessi di prima

Oggettivamente, quando si parla di ambiente romano, tu che hai fatto parte del mondo delle radio e tuttora ci sei dentro, come reagisci quando senti qualcuno che dice che la Roma non vince per colpa dell’ambiente? C’è un fondo di verità?

Credo sia assurdo pensare che una squadra non vinca per colpa dei tifosi o, al contrario, vinca per merito loro. Il discorso cambia se per ambiente intendiamo anche la comunicazione intorno ad una squadra che, secondo me, può indirizzare il pensiero comune ma non incide sulle vittorie o sulle sconfitte.

Roma, è una città particolare da questo punto di vista, nel senso che ci sono centinaia di persone che vivono parlando della Roma. Senti un senso di responsabilità a fare questo mestiere?

Il senso di responsabilità dovrebbero sentirlo tutti quelli che hanno un microfono, indipendentemente dall’argomento che trattano. Spesso non ci si rende conto che chi ci ascolta ci ritiene, giustamente, degli “osservatori privilegiati” e prende quello che diciamo in una considerazione diversa rispetto ad altri interlocutori. Questo senso di responsabilità aumenta ancora di più se si lavora dentro Trigoria.

Lavorare a Roma Radio, per te che sei sempre stato una una “mente pensante”, che effetto ti fa? Quando le cose vanno male, non risparmi mai critiche, seppur sempre molto costruttive. Estremizzando il concetto, è come se il reparto comunicazione di una azienda parlasse male dei colleghi del reparto produzione. Come riesci a gestire al meglio questa che per certo versi è una anomalia?

In realtà è molto più facile di quello che si pensi, è un discorso di credibilità. Se io entrassi in diretta dopo Fiorentina-Roma 7-1 parlando delle cose positive nessuno mi starebbe più a sentire. Sulla possibile linea editoriale, io ho parlato solamente una volta con un dirigente della Roma, appena entrato a Trigoria, che mi ha detto “nei limiti dell’educazione e del rispetto non ti azzardare mai a dire una cosa diversa da quella che pensi: se giochiamo male, abbiamo giocato male, se giochiamo bene abbiamo giocato bene”: ovviamente poi dipende dall’intelligenza di ognuno di noi nel saper dosare le parole.

Però non la vedrei a compartimenti stagni: noi facciamo parte della Roma e se in campo si perde, perde anche chi sta dietro ad una scrivania o dietro a un microfono.

Come se ne esce dalla  “guerra di religione” in cui ognuno ormai è etichettato come Pallottiano o anti Pallottiano? C’è una reale via d’uscita oppure dobbiamo rassegnarci?

Purtroppo non credo ci sia una vera e propria via d’uscita: è una cosa che c’era con Viola, con Sensi e c’è ora.

Probabilmente adesso la percezione è maggiore perché prima come “sfogatoio” c’erano lo stadio o al massimo le radio; oggi i social acuiscono tutto. La cosa che più mi dispiace è che sembra che quasi tutti siano più tifosi delle proprie idee che tifosi della Roma: questo vale sia per chi critica questa società che per chi non lo fa.

Parliamo invece di calcio giocato. Cosa è successo, a tuo parere, in questa stagione balorda?

Bhooo…:)

È una cosa che non riesco a spiegarmi davvero.

Indipendentemente dal fatto che possa essere più o meno forte dello scorso anno, io davvero pensavo che questa squadra fosse al livello del Napoli e sicuramente più forte di Inter, Milan, Atalanta e Lazio. Credo che tutti, salvo qualche eccezione, abbiamo reso meno di quello che potevamo.

Da 0 a 100. Che percentuale abbiamo di raggiungere il quarto posto? Se ci dovessimo riuscire, quanto ci sarebbe di Claudio Ranieri, in questo eventuale mezzo miracolo?

Mmmmm…. difficile dirlo, è un campionato talmente matto che ormai è inutile fare pronostici. Ci sarebbe comunque tantissimo di Ranieri, lo fanno capire anche i giocatori quando dicono “se arriviamo quarti è un miracolo”.

Ultima domanda. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo sempre parlato del legame tra fatturato, Fair Play Finanziario, ingaggi e, di conseguenza, acquisti e cessioni. Possibile che, nell’etere romano, tranne qualche rara eccezione, nessuno parli in maniera onesta di questi argomenti? Sono atteggiamenti strumentali oppure non riescono proprio a capire questi banalissimi concetti?

Io spero siano atteggiamenti strumentali e non una mancanza di conoscenza dell’argomento. Questo discorso rientra in quello della responsabilità che si ha quando hai un microfono in mano e di come si può “indirizzare” l’opinione di chi ti ascolta.

Parlare di mercato, di ingaggi, di stipendi dei giocatori senza tener conto del FFP è come parlare del nulla.

Ancora grazie della disponibilità. Risposte, come sempre, mai banali e decisamente interessanti.

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