“La Roma non ha mai pianto e mai piangerà, perché piange il debole; i forti non piangono mai”.
Più di ogni altra frase, è questa che simboleggia la grandezza di Dino Viola, il Presidente. Perché lui la Roma l’ha resa forte davvero portandola dove mai nessuno aveva nemmeno osato sperare di arrivare.
E’ una grande storia d’amore, quella tra il toscano Dino e la Roma, che inizia sin dall’adolescenza, quando il ragazzo viene mandato a Roma dalla famiglia a studiare. Il giovane si innamora subito della maestosità della città eterna e matura la convinzione di fare qualcosa di grande per lei.
Ci prova da calciatore, quindicenne, a Campo Testaccio nel 1930, allenato da mister Burgess.
Continua a farlo da tifoso, anche dopo essersi laureato ed aver fondato in Veneto una azienda di meccanica di precisione per armamenti.
Arriva poi, finalmente alla guida della Roma nel Maggio del 1979, rilevando una società in grandissima difficoltà ed un ambiente più che depresso. Nessuno immagina cosa sta per accadere. Anzi, quell’ingegnere con il suo fare non sta nemmeno troppo simpatico.
Dino Viola, nel giro di pochi anni, eleva la Roma ad altissimi livelli.
Vince la Coppa Italia nella Stagione 1979-80, la prima della sua gestione.
Trionfa nuovamente in Coppa Italia nella Stagione 1980-81, arrivando secondo in Campionato, solamente per un clamoroso errore arbitrale (il famoso Gol di Turone) nella sfida decisiva contro la Juventus.
Vince il Campionato nella Stagione 1982-83, regalando alla città il secondo Scudetto della sua storia.
Arriva in Finale di Coppa dei Campioni, vincendo la Coppa Italia e piazzandosi al secondo posto in Campionato, nella Stagione 1983-84.
Vince la Coppa Italia nella Stagione 1985-86.
Vince la Coppa Italia nella Stagione 1990-91, arrivando in Finale di Coppa UEFA.
A livello giovanile ha inoltre all’attivo due Campionati Primavera e due Tornei di Viareggio.
E’ il Presidente più vincente della Storia della Roma. E’ colui che ha portato la Roma ad essere grande, sfidando lo strapotere delle squadre del Nord (la Juventus su tutte). Rivoluziona per sempre la dimensione della Roma, sia a livello nazionale che internazionale.
E’ lui che costruisce quella che è ritenuta essere la Roma più forte di tutti i tempi. Come scrissi quando parlai di Falcao, esiste una Roma prima di quell’epoca, ed una dopo.
Tutto ciò che avvenuto dopo, compreso lo Scudetto del 2001, non ci sarebbe stato senza Dino Viola ed i suoi calciatori.
Probabilmente, resta il più amato dai tifosi, per il senso di appartenenza che lui stesso per primo trasmetteva. Un uomo follemente innamorato della Roma, che ha fatto della Roma la ragione della sua stessa vita.
Un imprenditore che negli anni 80 parlava di stadio di proprietà. Un uomo che andava oltre la sua generazione. Un visionario che stava almeno trent’anni avanti rispetto a tutti gli altri, e come spesso capita, non veniva capito fino in fondo.
Questo era Dino Viola e questa era la sua grandezza.
Un Presidente che dopo che alcuni tifosi furono arrestati a Torino per scontri, disse “Qualsiasi cosa hanno fatto rispondo io per loro, perché io senza i miei ragazzi non torno a casa”.
“I miei ragazzi”, perché tutti i tifosi della Roma erano suoi ragazzi.
Un uomo che agli inizi degli anni 80 diceva che “Un giocatore non deve essere divinizzato, di chiunque si tratti”. Un Presidente che aveva capito che il tifoso della Roma ama la Roma, a prescindere da chi indossi la sua maglia.
Poteva capirlo perché era tifoso anche lui, follemente innamorato dei colori giallorossi come lo siamo tutti noi.
Avevo 14 anni, quel 19 gennaio 1991, ed appresi la notizia al Televideo. Ricordo ancora adesso il senso di vuoto, come se fosse morto un membro della mia famiglia.
Perché Dino Viola era a tutti gli effetti una parte di me.
Per questo, nonostante ho vissuto i fasti della sua epoca solo tramite i ricordi di un bambino, lui sarà sempre il Mio Presidente.
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