Austin Kleon nel suo libro ”Ruba come un artista”, un libro che aiuta le persone a sprigionare la loro creatività, dedica un intero capitolo al coinvolgimento dei sensi durante il processo creativo. L’intero capitolo sostiene una tesi basata su solide basi scientifiche che afferma e spiega come le migliori idee prendano vita nel momento in cui l’artista ha la mente occupata in un’attività manuale.
I nostri neuroni sprigionano le migliori idee quando la mente è distratta da qualcos’altro che non sia il nostro progetto creativo.
L’autore sprona il lettore ad immergersi in una lunga passeggiata, ad allenarsi, dedicarsi alle faccende di casa, insomma, qualcosa che faccia staccare la spina dal lavoro che si vuole portare a termine.
Ma cosa c’entra tutto questo con Lorenzo Pellegrini?
La miglior qualità di Pellegrini è senza dubbio la sconfinata fantasia nel momento in cui si ritrova a sfornare un assist. Spesso e volentieri abbiamo potuto ammirare traiettorie impensabili, in grado di aprire spazi che nessuno avrebbe potuto immaginare. Dove noi vediamo muri, la fantasia di Lorenzo è in grado di vedere e costruire autostrade.
Ma cosa c’entra il libro di Kleon con tutto questo?
Pellegrini è stato impiegato sia come trequartista che come centrocampista puro nell’arco della sua carriera, ma i momenti migliori sono stati vissuti a centrocampo. Il talento romano ha brillato con la maglia nero-verde del Sassuolo in una posizione da mezz’ala nel 4-3-3 e sta ritrovando quello splendore nella mediana a 2 del 3-4-3 di Fonseca.
Pellegrini quando è stato spostato alle spalle del centravanti non ha avuto lo stesso rendimento che ha sempre garantito a centrocampo.
Sembra quasi che Pellegrini per sbloccare la sua creatività abbia bisogno di sporcarsi le mani.
Quando Lorenzo si trova in mezzo al campo la pressione degli avversari diventa più arrembante, la palla scotta e non ha tempo per pensare. Se la palla non ce l’hai tra i piedi, devi correre per recuperarla o per farti vedere. Insomma, non c’è tempo per pensare. L’istinto è l’unica soluzione. In queste situazioni paradossalmente il numero 7 giallorosso si esalta. Avendo la mente occupata, smette di pensare e deve affidarsi all’istinto ed è proprio questo che gli permette di sprigionare tutta la sua creatività.
L’immaginazione di Lorenzo è un’arma letale in grado di cambiare le sorti delle partite in qualsiasi momento.
Se Pellegrini rende così bene a centrocampo come ha fatto ad essere spostato sulla linea dei trequartisti?
Pellegrini si “guadagna” quella posizione nel derby d’andata del 2018. Di Francesco schiera il suo classico 4-2-3-1 ed il fantasista titolare è Javier Pastore. L’argentino è costretto ad uscire dal campo a causa di un infortunio dopo pochi minuti. Al suo posto entra Pellegrini tra le perplessità del pubblico.
Pellegrini entra con la mentalità del centrocampista, non si sente il punto di raccordo tra il centrocampo e l’attacco, si sente il vertice più avanzato di un centrocampo a tre, non sente sue le qualità e le caratteristiche da numero 10. Grazie a questo mindset Lorenzo sfoggia tutta la sua classe e corona la sua prestazione con un goal di tacco. Da quel momento in poi Pellegrini viene spostato in quella posizione e gli si affida un compito da numero 10, ma lui non lo è. Il ragazzo schiacciato dal peso delle aspettative del pubblico e dei media non rende come ci si aspetta. In quel ruolo abbandona completamente la fase d’interdizione e si dedica esclusivamente alle imbucate dei compagni. Paradossalmente ha troppo tempo e troppo spazio per pensare. L’istinto lo abbandona e Lorenzo non è più lo stesso; forza continuamente le giocate, è nascosto e fatica a trovare la posizione giusta.
Lorenzo ha bisogno di sentirsi utile in entrambe le fasi di gioco.
Ha bisogno di partecipare alla manovra sin da subito. Pellegrini ha le caratteristiche giuste per stare qualche metro più arretrato e Fonseca lo ha capito. In questa stagione, dove gioca al fianco di Veretout sta sfornando prestazioni meno appariscenti ma molto più utili. Lo abbiamo visto sradicare palloni e mordere le caviglie degli avversari e abbiamo apprezzato la sua efficacia dettata dal suo ordine e la sua semplicità in fase di distribuzione. Grazie a questo stile di gioco Lorenzo diventa ancora più imprevedibile. Quando meno te l’aspetti verticalizza in modo improvviso e crea quegli spazi in grado di scardinare anche le difese più solide.
Tutti contro Lorenzo
Sfortunatamente il ragazzo è uno dei soggetti più beccati dalla stampa e dai tifosi, forse perché da un talento come il suo a volte ci si aspetta di più. Nonostante le numerose critiche lui lavora a testa a bassa, senza mai aggrapparsi ad alibi o scuse. Pellegrini è di Roma e sa come funzionano le cose da questi parte. Segni un goal di tacco al derby e vieni osannato come l’erede di Totti sbagli 2/3 partite di fila e sei l’ultimo degli scarsi.
Pellegrini sa bene di non dover dare ascolto a nessuna voce che non sia la sua.
Lorenzo sta crescendo e sta trovando quella condizione che potrebbe aiutarlo a compiere il definitivo salto di qualità. Il modulo e le caratteristiche dei compagni costituiscono un fattore fondamentale per il processo di crescita di un calciatore. Fortunatamente, in questo momento, tutti questi elementi sembrano abbinarsi meravigliosamente alle qualità di Lorenzo.
Lorenzo è uno di noi, è uno che Roma e la Roma le sente dentro e noi dobbiamo fornirgli tutto il supporto e l’affetto possibile.
Adesso ha finalmente sconfitto questo maledetto virus e noi lo aspettiamo in campo consapevoli che tornerà più forte di prima.
Bentornato.
Daje lorè!
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