Maida: “Pallotta non ha capito Roma e la Roma”

Oggi, per parlare di Roma, abbiamo con noi, Roberto Maida, del Corriere dello Sport.

Innanzitutto ti ringrazio. Per me è un grandissimo piacere intervistarti. Partiamo dalla tua ormai famosissima frase “Viva la Bundesliga. Viva Angela Merkel. Viva il calcio”. Perché era così importante ripartire? Questione economica, sociale? Che pensiero hai su questo?

La mia idea non era la difesa di un principio. Era l’affermazione di una logica. Il calcio, oltre ad essere una delle più importanti industrie del paese, ha una rilevanza sociale enorme. Inoltre, essendo uno sport outdoor, può essere svolto in totale sicurezza, con controlli preventivi che vanno a minimizzare i rischi di contagio. È evidente che, per come è stato concepito il protocollo, il rischio di sospensione rimane e questo mi dispiace perché sarebbe bastato recepire l’esempio della Bundesliga. Fosse stato per me, avrei riaperto tanti altri sport, quindi non è stata solo una battaglia a favore del calcio, anche se più che battaglia direi piuttosto la difesa di un’idea. Ma non è un principio vuoto, è un discorso logico.

Perché di deve fermare il calcio e non una fabbrica o qualunque altra attività in cui le persone sono sottoposte per forza ad un contatto? Tra poco dovrebbero riaprire anche i locali e le discoteche, quindi evidentemente si può pensare ad una ripartenza. È chiaro che tutti vorremmo il calcio con i tifosi, ma in questo momento non si può fare.

Il concetto che esprimi è chiarissimo. Io ti dico che a me ha dato tanto fastidio il modo in cui si sono posti certi personaggi rispetto alla riapertura. Secondo me poteva essere fatto sotto traccia, senza andare troppo ad insistere su determinati concetti nel momento in cui c’erano migliaia di contagi giornalieri. Inoltre, e questo lo hai già accennato prima, va considerato il discorso dei tifosi. Il calcio, a mio avviso, è della gente, e nessuno si è posto nemmeno il problema dei tifosi.

Il calcio ha sicuramente perso un’occasione per fare sistema e dimostrarsi migliore di quello che si dice in giro. Purtroppo, anche in questo caso, hanno prevalso spesso interessi di cassetto. Ognuno ha portato in Lega ed in Federcalcio le posizioni che più convenivano e questa è una cosa tristissima. Questo è il vero nodo su cui dobbiamo interrogarci per il futuro. Nemmeno un virus ci ha resi migliori da questo punto di vista. Ovviamente mi riferisco alle persone che gestiscono il mondo del calcio.

Vorrei però spendere una parola per Gravina, che, a mio avviso, ha dimostrato di essere un ottimo presidente federale gestendo la situazione con grandissima diplomazia. Tolto Gravina però, il calcio ha dimostrato di avere ancora grossi problemi. Troppe zuffe di patetico livello e su questo, hai ragione, si doveva assolutamente fare meglio. Si doveva tenere conto dell’interesse generale e non di quello particolare.

Riguardo i tifosi, invece?

Riguardo il principio che il calcio debba appartenere ai tifosi, è assolutamente indispensabile che tutti si rendano conto che deve essere così. Il mondo del calcio, svuotato della passione dei tifosi, è niente. Però anche su questo vorrei che fossimo tutti un po’ meno ipocriti, perché, a parte rari casi, in Italia gli stadi sono sempre mezzi vuoti. Parlando della Roma, all’Olimpico lo stadio non si riempie praticamente mai, tranne che nelle partite di cartello. Stabilire quindi che non si possa giocare con gli stadi vuoti, è un’ipocrisia. Anche a me piace uno stadio pieno, ma non è che non si possa andare avanti se in questo momento non si possono aprire gli stadi. Li riapriranno, e sono davvero convinto che lo faranno, nel momento in cui ci sentiremmo tutti più sicuri.

Ai tifosi bisogna pensare eccome, e sono certo che tutte le società provvederanno ad andare incontro alle loro esigenze per risarcirli. Non basta, a mio avviso, il buono sconto per l’anno prossimo perché comunque obbligherebbe il tifoso a restare vincolato all’abbonamento. Dal punto di vista etico trovo doveroso che ai tifosi venga riconosciuto un danno economico e, in aggiunta, un voucher per la prossima stagione. L’abbonato va tutelato anche in vista del futuro. Ti rendo i soldi per le partite di cui non hai usufruito ed inoltre ti do delle agevolazioni per l’anno prossimo, ringraziandoti per la pazienza e per il fatto che vuoi abbonarti ancora.

Mi sembra che su questo possiamo essere perfettamente d’accordo. Andando invece sul lato sportivo, mi piacerebbe avere la tua opinione riguardo un mio pensiero. Secondo me, se si doveva ripartire, tanto valeva farlo con i tempi della Bundesliga. Adesso ci troviamo con un calendario fittissimo e ci sarà un rischio infortuni quasi certo. Non è mai successo che i calciatori siano stati tre mesi fermi ed adesso andranno a giocare una volta ogni tre giorni. Diventerà più una battaglia di resistenza rispetto ad una competizione calcistica. Vorrei sapere una tua opinione rispetto a questo e capire, secondo te, che tipo di campionato verrà fuori.

Come sarà il campionato è una grande incognita. Sicuramente, soprattutto all’inizio, vedremo dei risultati strano dove le gerarchie reali tecniche non saranno visibili. Nel lungo periodo ci saranno tanti infortuni e questo è un peccato. C’è chi dice “ è come un mondiale”, ma non è assolutamente vero. Un mondiale viene preparato anni prima, sia dai calciatori, sia dai preparatori atletici. In questo caso è tutto improvvisato e ci saranno sicuramente dei problemi.

Alla fine vincerà il campionato chi avrà la rosa più profonda, quindi credo che la Juventus sarà ancora più avvantaggiata da questo punto di vista. Ma al di là del risultato sportivo, io sicuramente sarei ripartito prima, e avrei fatto terminare il campionato naturalmente.

Cioè servivano 12 giornate? Si utilizzavano 10 settimane, magari con due turni infrasettimanali ed invece di finire il 2 Agosto finivi magari ad Ottobre. Le coppe europee le avrei incastrate nel calendario, come era prima. Si poteva quindi continuare fino alla fine anche dell’anno solare e poi si ripensava un format per consentire il riallineamento con il 2021, con l’Europeo e le Olimpiadi. Quindi bastava usare anche in questo caso un po’ di buon senso in più e non si sarebbe messo a rischio il fisico degli atleti, tutelando di conseguenza lo spettacolo.

Sì, in effetti il problema diventa anche quello. Pensa anche alla tutela dei calciatori della Nazionale. Non a caso infatti Roberto Mancini era contrario alla ripartenza. Per quanto riguarda la Roma invece, visto che sarà un campionato anomalo, pensi che sarà penalizzata o favorita da questa formula? Io penso soprattutto agli infortuni che già erano frequenti prima. Non oso immaginare quello che potrebbe succedere adesso. Tu cosa ne pensi?

Sui vantaggi e svantaggi è difficile pronunciarsi. Di sicuro, prima della sospensione, la Roma non aveva più di dieci possibilità su cento di recuperare sette eventuali punti all’Atalanta (ammesso che vincano il recupero). Adesso, con la rosa che è più ampia di quella dell’Atalanta, certi scarti si potrebbero, in linea teorica, più facilmente recuperare. Però non sono nelle condizioni adesso, di dire se sia uno svantaggio oppure un vantaggio. Credo che senza questa sospensione la Roma non sarebbe andata in Champions. Adesso, forse, c’è qualche possibilità in più, determinata dall’aleatorietà di questo campionato.

Sì sono d’accordo con te. I valori che abbiamo visto fino a prima della sosta potrebbero essere totalmente stravolti e per la Roma questo potrebbe essere un vantaggio, sempre il linea teorica.

Adesso parliamo della Roma in generale. Tu ed il tuo giornale non siete stati molto teneri, negli anni, con questa proprietà. Ho letto però una cosa che hai scritto qualche giorno fa, riguardo la fiducia che nutri in Guido Fienga. Co sa mi puoi dire al riguardo? Mi riferisco sia alla gestione della Roma di questa proprietà ed al discorso di Fienga.

Riguardo il fatto di non essere teneri, anche se fosse vero, sarebbe nel rispetto della critica e dell’etica giornalistica. A mio avviso, ma forse sono di parte, è anche apprezzabile che una critica molto aspra venga fatta da un giornale di cui la AS Roma è il core business, o comunque una delle fonti principali di reddito. Perché è intuitivo che se la Roma ottiene risultati importanti, il Corriere dello Sport rende meglio in edicola. Il tifoso compra il giornale soprattutto se è spinto dall’emotività positiva. Se il mio giornale, in molti casi, è stato critico nei confronti di questa gestione, è perché ha sempre raccontato cose che poi si sono dimostrate, in molti casi vere.

Per carità, a volte ci siamo sbagliati, perché chi lavora può anche sbagliare. Ma tutte le volte che abbiamo preso una posizione, è perché credevamo in quella posizione. Molte di queste posizioni sono state talmente azzeccate che adesso, se ne stanno accorgendo tutti. Noi siamo stati considerati nemici della Roma. Siamo stati considerati quelli che facevano le battaglie contro questa dirigenza perché magari non ci concedevano i privilegi che invece l’altra ci concedeva. Ci tengo a sottolineare che io mi occupo di Roma con continuità dal 2011, quindi sono entrato esattamente in coincidenza con l’avvento della proprietà americana.

Io non mi sono sentito mai aiutato da loro e li ringrazio per questo, perché è giusto così. È giusto che ci sia un rispetto dei ruoli. La Roma deve fare il suo ed il Corriere dello Sport deve raccontare quello che accade. E lo deve fare esprimendo una posizione, che può essere oggetto di dibattito, ma sempre in linea con un percorso di dialettica costruttiva. Il bene della Roma interessa a coloro che lavorano nella Roma, esattamente come ai dirigenti del mio giornale. Se è stata criticata la gestione della Roma in questi anni, è perché si è ritenuto che in moltissimi casi siano stati commessi degli errori molto gravi.

Quando criticavamo Monchi, che adesso passa come il demonio, a mio avviso anche in maniera esagerata, eravamo i primi a farlo. Il giornale ha rotto le relazioni diplomatiche con Monchi, perché aveva espresso dei punti di vista forti, e lo stesso è successo in precedenza con Luis Enrique. Un giornale ha il dovere di prendere delle posizioni. Magari, a volte, anche in maniera sbagliata. Per esempio, facemmo il titolo sul El Shaarawy, “ a che serve il Faraone?” e poche settimane dopo abbiamo fatto un titolo dicendo che ci eravamo sbagliati. Serviva eccome il Faraone.

La critica argomentata non è per nulla offensiva. Ma che un tifoso della Roma possa pensare che il Corriere dello Sport possa volere il male della Roma, è la cosa più sbagliata del mondo. Mi pare che lo abbia detto anche Zazzaroni qualche settimana fa quando lo avete intervistato. Però si ha il diritto di dire che questa Roma non piace, quando ciò accade. Quando invece la Roma è piaciuta, si sono fatti titoloni trionfalistici. Il Corriere dello Sport ha scritto “Roma nel mito”, quando abbiamo battuto il Barcellona.

Ovviamente il tifoso, a sua volta, è sovrano ed ha diritto di non accettare e non gradire certe posizioni. Noi non siamo sempre nel giusto. Anzi, sbagliamo tanto.

Per quanto riguarda Fienga, invece, credo che adesso sia sotto gli occhi di tutti, cosa abbia portato questa gestione spregiudicata, nonostante il codazzo di araldi di corte che hanno raccontato il contrario per anni. Quando c’è stata una pandemia che ha sconvolto il mondo, è franato tutto il castello. Ma anche senza Covid, i conti erano comunque drammatici. Ma oltre ai conti non in ordine, c’è stato un depauperamento emotivo, perché si è creato un solco tra la società e la tifoseria. I tifosi della Roma hanno accettato di tutto. Sono andati in Serie B, hanno fatto la colletta del Sistina, hanno esultato in 55.000 all’Olimpico per un gol di Pruzzo per la salvezza contro l’Atalanta. Non è un problema di trofei. È questo che l’attuale gestione non ha capito. È un problema di come è stata gestita questa società nel rapporto proprio con i tifosi.

Prima appunto dicevamo che il calcio è della gente. Questa società ha fatto molto bene sul piano delle piattaforme digitali, facendosi un immagine virtuale estremamente vincente e di questo gli va dato atto. Il brand è cresciuto come valore, i ricavi hanno raggiunto livelli record ma poi quella straordinaria passione che è propria della tifoseria della Roma, non è stata minimamente valorizzata. Il fatto di aver rinunciato a cuor leggero a De Rossi e Totti, è una colpa che i tifosi della Roma scontano ancora. Non è un caso, a mio avviso che dopo l’addio di Totti, con De Rossi che stava smettendo, la Roma ha cominciati lentamente a calare.

Sono però convinto che, proprio perché Fienga è uno di buon senso, e sta guidando faticosamente la transizione verso una nuova proprietà, quando avverrà il passaggio di consegne, ed avverrà in tempi relativamente brevi, ci si potrà tuffare nella realtà con nuovo ottimismo. Spero soprattutto che, chiunque arrivi, faccia tesoro di quello che a mio avviso è il più grave errore che ha fatto Pallotta. Quello, cioè, di non avere capito Roma e la Roma.

Sì, tra l’altro parli con chi scriveva già a fine mercato scorso che ci sarebbe stata una perdita di bilancio di circa 150 milioni. Bastava fare delle semplici operazioni di addizione e sottrazione. Comunque, su questo mi sono espresso in diversi articoli precedenti. È chiaro che una gestione al di sopra delle proprie possibilità , porta a certi rischi, quando si commettono degli errori di mercato. A tal proposito, visto che tu sei anche un esperto di calciomercato, ti volevo chiedere cosa ne pensavi del nostro articolo di qualche giorno fa dove parlavamo di mercato a costo zero.

La nostra idea è che si possa comunque fare un mercato di tutto rispetto, ovviamente senza rispettare i dettami del Fair Play Finanziario, che è stato sospeso, per questa stagione. Il tutto ovviamente continuando sulla linea dell’abbattimento dei costi. Che mercato sarà quello della Roma?

Innanzitutto ti ringrazio per la qualifica di esperto. Io credo che la Roma debba necessariamente ripensarsi e tornare all’idea che aveva prima, cioè quella di costruire dal basso, dai giovani. Stabilire un percorso sano di quattro cinque anni con un blocco di calciatori giovani che possano diventare dei campioni. Perché è vero che la Roma ha Zaniolo, Pellegrini e tanti altri giocatori di una fascia giovane, ma se tu i giovani li allevi e li vendi nel momento in cui stanno per diventare campioni, non cresci mai. La Roma, nonostante quello che dice Petrachi, doveva quest’anno, tornare in Champions, perché non c’era il Napoli come competitor. Sarà un mercato di idee e di sacrifici. Bisognerà vendere i giocatori un po’ malvolentieri, sperando di non dover vendere i pezzi grandi.

Il calciatore, e questo non tutti riescono a comprenderlo, non è solo il prezzo del cartellino. Il calciatore è soprattutto l’ingaggio. Se tu fai un contratto come quello che hai fatto a Dzeko, sei per forza appeso ad un filo. E se e quando il filo si spezza, tu vai per forza di cose per aria. Ti dico adesso, che se arriva un’offerta per Dzeko, anche limitata, magari 4-5 milioni, la Roma lo vende, se lui trova l’accordo per l’ingaggio.

La Roma non lo venderà, non perché è il capitano, ma semplicemente perché nessuna squadra può dare, oggi dopo il Covid, 7 milioni di ingaggio ad un calciatore di 34 anni, seppur formidabile come Dzeko. Detto ciò, secondo me si può fare un buon mercato, con prestiti e parametri zero. Per esempio il rinnovo del prestito di Smalling, che credo sia nella cose, è un’ottima operazione. Bisogna però soprattutto vendere bene. Questo sarà un mercato in cui la Roma perderà a prezzi, secondo me di saldo, un giocatore come Schick.

Vendere un attaccante del 96, al prezzo di cui si parla, rischia di essere, secondo me, un affare per chi compra e non per chi vende. Poi bisognerà vendere quelli più difficili da piazzare. Florenzi, che è un buon giocatore ma ha, a mio avviso, un ingaggio sovradimensionato. Olsen, Karsdorp, Pastore, Perotti, Juan Jesus.

Troppi giocatori che la Roma paga tanto, senza ottenere abbastanza in cambio sul piano tecnico. Dzeko, l’ho detto, è un caso a parte perché resta ancora il giocatore più forte della squadra ma ha un ingaggio davvero insostenibile, non solo per la Roma ma anche per tantissime altre società. Forse, a conti fatti, rinnovargli il contratto, non è stata una grandissima idea. Lo dico con il cuore spezzato, perché lo ritengo uno dei più forti che abbia mai vestito la maglia della Roma. Ma se Dzeko voleva andare via, forse in quel momento bisognava accontentarlo e prendere un centravanti che potesse essere sostenibile nell’ammortamento di lungo periodo.

Bene, siamo concordi. Sarà sicuramente dura, ma staremo a vedere cosa ne verrà fuori. Ultima domanda, prima di ringraziarti. Lo hai detto prima. La Roma verrà ceduta in tempi anche abbastanza brevi, ed è quello che penso anch’io. Su questo hai qualche informazione o è soltanto la logica degli eventi? Nel senso che, stai mettendo insieme tutto ciò che accade oppure hai qualche informazione specifica?

Dunque, so per certo che Pallotta ha deciso di disfarsi della Roma in maniera abbastanza rapida. Lo conferma questa operazione di finanza creativa che ha fatto con i 30 milioni che ha prestato alla Roma, che poi gli torneranno indietro sotto forma di ricavi futuri. Anche se si chiama acquisizione di ricavi futuri, di fatto è un prestito perché i ricavi da biglietteria prima o poi torneranno ad esserci e lui rientrerà con gli interessi. Questo è un comportamento da proprietario che non vuole più mettere soldi nella sua azienda. È quindi l’indicatore principale che mi fa pensare che la cessione della Roma sia abbastanza imminente. Se avesse avuto maggiore interesse nella Roma, avrebbe fatto un finanziamento soci, senza possibilità di rientro del credito.

Fatta questa premessa, credo che ancora oggi Friedkin sia il favorito per la successione a Pallotta. Me lo fanno pensare alcune cose, oltre alle informazioni che ho. L’offerta che Friedkin aveva fatto è stata rifiutata più per una questione di principio che per una reale convenienza economica.

Pallotta sicuramente è pentito per non aver venduto la Roma velocemente prima del Covid ma sa benissimo di non poter recuperare la stessa somma adesso. Credo quindi che sarà lui a cercare Friedkin quando si sarà placata questa idiosincrasia personale tra i due. Quando si tratterà di fare una valutazione economica concreta, credo che Pallotta tornerà a parlare con Friedkin. Poi alcuni speculatori, si stanno facendo pubblicità grazie alla Roma, ma non c’è nessuna possibilità che personaggi di medio basso cabotaggio possano superare la potenza di fuoco di Friedkin. Non esiste, che io sappia, ad oggi, un interlocutore migliore di Friedkin. E Fienga, e torniamo al discorso di prima, sta spingendo fortemente la Roma versi Friedkin perché sa che è l’unica ancora di salvezza per un futuro aziendale prospero e competitivo.

Grazie mille Roberto e spero di averti nuovamente tra noi in futuro.

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