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Roma-Juventus 1-2. Una sconfitta da cui ripartire.

Compatta, tosta, gagliarda. La Roma che esce sconfitta dalla partita di oggi contro le campionesse in carica della Juventus è una squadra che può guardare al futuro con uno sguardo pieno di speranza. A fine match gli occhi delle ragazze allenate da mister Spugna sono rammaricati per i punti persi, ma illuminati dal bagliore orgoglioso di chi sa di aver dato il massimo.

La formazione giallorossa scende in campo sin dai primi minuti con l’idea di fare la partita. L’allenatore nei primi minuti di gara è silenzioso, si limita a distribuire alcuni consigli ai singoli, comprensibilmente soddisfatto dall’approccio romanista alla gara. A colpire i presenti è invece la comunicazione fitta in campo tra i reparti. Il 4-3-3 disegnato in campo resta equilibrato per tutta la prima frazione, grazie al formidabile lavoro in mediana di Thaisa. Il numero 17 indica, offre appoggi, recupera palloni e amministra il centrocampo. La linea difensiva composta da Linari e Swaby è decisa e lascia pochissimo spazio alla squadra bianconera, oggi priva di capitan Gama. Le juventine appaiono invece confusionarie e faticano a sviluppare una manovra ben definita.
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Dopo un primo importante affondo di Andressa, fermata dal non inappuntabile arbitro Di Graci della sezione di Como per un dubbio fallo in attacco, le giallorosse passano in vantaggio. Sul tiro a giro di Greggi, è Di Guglielmo a ribattere in rete con lo zampino decisivo. La Roma ha addirittura la chance del raddoppio in contropiede, ma il tiro a giro di Serturini termina largo. A mettere in difficoltà la retroguardia della Juventus sono in particolare gli inserimenti dei centrocampisti centrali Andressa e Greggi, che si confermano costante spina nel fianco delle difese avversarie. La tenacia nei contrasti di Capitan Bartoli è l’emblema perfetto della Roma vista oggi nel primo tempo.A funzionare particolarmente bene è l’intenso dialogo con il pallone della catena sinistra. Bartoli, Andressa, Serturini è un trio da cui partire per costruire una squadra forte, tecnica e concreta.
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Nella ripresa entra in campo un’altra Juventus. Le bianconere sono più organizzate e soprattutto più determinate. La Roma regge bene, ma la partita si fa sempre più cattiva e i contrasti sono sempre più ruvidi, complice anche la discutibilissima gestione dei cartellini dell’arbitro. Una sola ammonizione in novanta minuti non rende affatto giustizia alla durezza della gara disputata. A farne le spese per prima è Thaisa. Il mediano giallorosso si ferma per un problema al polpaccio al minuto ’17 della ripresa, ed è costretta al cambio cinque minuti più tardi. Al suo posto il numero 5 Bernauer la rimpiazza con qualità e sostanza, ma nel mezzo c’è stato il pareggio di Rosucci. Il numero 8 bianconero infila con un precisissimo destro a giro un’incolpevole Ceasar. Si interrompe anche la partita di grande sacrificio di Pirone. Il numero nove lascia spazio all’ingresso di Lazaro, che si mette sin da subito al servizio della squadra in questa staffetta tra centravanti. La grinta di Soffia sostituisce la classe di Andressa. In un momento delicato la scelta di Spugna sembra essere quella giusta.
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La Roma inizia a difendere in maniera più compatta, pronta a ripartire. Si registrano attriti tra l’allenatore giallorosso ed il direttore di gara. Tutto nasce da un pallone che il portiere juventino Peyraud-Magnin trattiene portandolo probabilmente fuori dall’area di rigore bianconera. La beffa per le giallorosse arriva al minuto ’87, su calcio d’angolo. Il gol della neoentrata Staskova porta il punteggio sul 2-1 per le bianconere.
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Il risultato è decisamente ingeneroso. Le ragazze di casa hanno pagato senz’altro l’esperienza della Juventus e qualche occasione di troppo mancata  nel primo tempo. Una sconfitta del genere va letta assolutamente con propositività e desiderio di riscatto. I 750 spettatori del Tre Fontane, tornati dopo mesi a sostenere la Roma, possono essere soddisfatti. Hanno cantato per tutta la gara, e al termine dei novanta minuti Bartoli porta le sue compagne a ringraziare i presenti. La sensazione è che si possa partire da oggi. Dalla cattiveria agonistica del Capitano, dalle geometrie di Thaisa. Dalla classe di Andressa e dalla voglia di lottare su ogni pallone di Linari. Dalla voglia di essere uniti nel momento della difficoltà e dalla voglia di abbracciarsi al traguardo.
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Nato a Roma, curioso da una vita. Il calcio fa parte di me, le mie priorità sono imparare e approfondire.

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