Roma Sparita: Egisto Pandolfini

Tutto se riduce a un titoletto mezzo nascosto su na pagina mezza nascosta dentro ar giornale.
Sotto a: “Il Chievo riporta in Italia Diousse” e “Spal-Murgia, accordo” se legge: “Morto Egisto Pandolfini”.
Facile cosí, morto Pandolfini, ma in realtà nun è facile proprio per niente.
Pandolfini mica é uno che saluti co un mezzo titoletto, va raccontato per bene, salutato adeguatamente, perché era uno coi coglioni che fumavamo.
E i coglioni dovevano fumatte davvero se arrivavi a Roma nel 1952, in una squadra appena risalita dalla Serie B e con ottime possibilità de ritornacce bella spedita.
E dovevano fumatte ancora de piú se ce arrivavi portandote appresso la fascia dal capitano della Nazionale.
Sacerdoti in B nun ce voleva tornà e quell’estate nun badó a spese, 60 milioni alla Fiorentina pe portà a Roma Pandolfini, no sproposito de soldi al Palermo per il danese Broneé, n’altro su cui ce sarebbe da scrive un libro.
Pe favve capí chi era Pandolfini tocca contestualizzà l’epoca, il calcio negli anni 50 non era quello de adesso, i calciatori non erano a livelli de atletismo estremi come oggi, contavano ancora i piedi, se sapevi giocà a pallone stavi già un passo avanti.
E Pandolfini a pallone ce sapeva giocà, du piedi precisi e delicati, na visione de gioco addirittura fuori epoca, un senso del gol che pe ritrovallo in un centrocampista a Roma avremmo dovuto aspettà 25 anni e l’avvento de Agostino.
Un centrocampista, Pandolfini, de na modernità disarmante, vissuto in un’epoca calcistica palesemente non sua, capace de fa na tripletta al Legnano dal quarto al sedicesimo del primo tempo permettendose pure er lusso de sbagliá un rigore.
Era forte Pandolfini, talmente forte da ispirá na scena de Alberto Sordi che se dice suo grande tifoso nel film “Un giorno in pretura”, talmente forte da chiude la sua seconda stagione a Roma facendo piú gol degli attaccanti, facendo piú gol de tutti.
Il 24 Gennaio 1954 é na data importante per lo sport italiano, pure se nun se la ricorda nessuno, la RAI trasmette per la prima volte in diretta video la Nazionale che gioca contro l’Egitto per le qualificazioni al Mondiale de Svizzera.
Quando gioca la Nazionale, nel 1954, le fabbriche chiudono, i negozi pure, in giro nun vedi nessuno, senti solo la voce tranquilla e sicura de Nicoló Carosio uscí dai pochi televisori circondati da piccole folle, che racconta quello che succede in campo.
Dopo meno di un minuto la voce de Carosio cambia de mezzo tono, giusto quello, e con la calma dei telecronisti dell’epoca annuncia il gol del vantaggio azzurro di Egisto Pandolfini, il primo gol trasmesso in diretta televisiva nella storia del calcio italiano.
Oggi ce sta Diretta Gol, lo streaming, la fibra, i gol della Domenica al Lunedí già so roba vecchia, ma nel 1954 quel gol é storia. E mica solo storia sportiva, il gol de Pandolfini é storia culturale, de costume, sociale, segna un’epoca, divide la storia in due.
C’è un pre ed un post 24 Gennaio 1954, ma come quasi sempre, il post nun regge er confronto.
Pandolfini é storia, altro che quer mezzo titoletto sotto a Dioussè e Murgia.

Nato nel Delaware per volere della Mafia di Boston, la sua istruzione é stata finanziata coi fondi neri della Massoneria. Il suo sogno nel cassetto é cambiare il cognome in Baldissoni.

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