Fosse un film probabilmebte inizierebbe con un gran vociare ovattato, la telecamera partirebbe da lontano, inquadrando la schiena delle persone ferme davanti alla porta, poi le supererebbe pe entrá dentro alla stanza, no spogliatoio vecchia maniera, col terriccio sul pavimento lasciato dagli scarpini tolti e buttati per terra, le panche de legno ed i vestiti giacca e pantalone appesi ai ganci sopra.
L’odore non se sentirebba ma sarebbe olio canforato misto a sudore.
Indugierebbe un po’ sulla scena forse e poi andrebbe in primo piano sul giovanotto steso a terra e sul medico che tenta na rianimazione disperata quanto inutile.
Cosí muore Giuliano Taccola, na Domenica pomeriggio del 1969, nello spogliatoio per gli ospiti dello stadio del Cagliari.
Che poi a Cagliari Taccola non ce sarebbe manco dovuto andà, in quella stagione aveva avuto una serie de acciacchi che non finiva piú e proprio due giornate prima s’era fatto male al malleolo, ma Herrera l’aveva voluto portá uguale in Sardegna, voleva provà un recupero lampo, non voleva rinuncià ad un bomber da 7 gol in 12 partite fino a quel momento, essendo costretto poi a mandallo in tribuna visto che proprio non era in condizione de giocá.
La Roma vince e Taccola scende negli spogliatoi a festeggià coi compagni, e li la storia della Roma cambia.
Herrera c’entra dentro a sta brutta storia, eccome se c’entra, il mago c’aveva un carattere che era meglio daje sempre ragione ed un ragazzo de 25 anni arrivato a Roma partendo dalla provincia e dai campi de terra della serie D, a daje torto nun ce pensava proprio.
Ed Herrera a tutti quei problemi de salute non ce credeva, per lui Taccola stava bene ed era il suo centravanti titolare, punto e basta.
Le fatalità so sempre fatalitá, nessuno le prevede e nessuno puó farci nulla, ma questa oltre alla rabbia lascia pure un filo de incompiutezza, perché forse sarebbe potuta andá diversamente.
Una delle coreografie più belle e riuscite della Curva Sud parlava de capitani e bandiere mostrando i volti de chi negli anni pe sta maglia ha dato tutto, ed il primo in alto a destra era lui, na bandiera vera ed eterna, che brilla come na stella pure mezzo secolo dopo, perché Giuliano Taccola dentro alla maglia c’é morto davvero, ma la morte mica vince sempre.
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