Se fai vedè n’ombrellino a spicchi gialli e rossi a un qualunque tifoso romanista sopra ai 30 anni je vedrai un luccichio dentro gli occhi e je sentirai pronuncià na parola sola: “Luisa”.
L’ombrellino è Luisa Petrucci, mamma.
Na mamma vera e propria per intere generazioni de romanisti, na sicurezza, casa o trasferta, sole o pioggia, pomeriggio o sera, coppa, campionato, amichevole, Luisa stava la, coi suoi occhialoni, quel sorriso bellissimo e perennemente fuori luogo ed il suo ombrellino aperto, sempre.
La sora Luisa c’aveva na fissa, ogni sua cosa doveva essere giallorossa, persino le cordicelle degli occhiali, una gialla e una rossa.
Poteva capità de vedella distribuí panini fatti da lei ai ragazzi che avevano seguito la Roma in trasferta a Cesena, o de vedella separasse dal resto dei tifosi perché la tribuna era troppo lontana dal campo e lei la squadra la voleva vedè da vicino, da bordo campo, pure se faceva un freddo da sentisse male, come successo a Copenaghen.
Luisa Petrucci è stata per anni un vero e proprio simbolo della Roma, un punto di riferimento per i ragazzi della Curva Sud, che la trattavano come na mamma e se facevano trattà da lei come figli, più de na volta é capitato che lei li prendesse a brutto muso per impedirgli di fare qualche cazzata, proprio come na madre, appunto.
Ancora oggi me capita de guardà li dove avrebbe dovuto sta quell’ombrellino e rendeme conto che nun ce sta più, ed ogni volta me viene un mezzo sorriso.
Il mezzo sorriso che te trovi stampato in faccia quando pensi a qualcuno che nun c’è più ma che é palese ce sia ancora.
Forza Roma sora Luí.

Manuel
Nato nel Delaware per volere della Mafia di Boston, la sua istruzione é stata finanziata coi fondi neri della Massoneria. Il suo sogno nel cassetto é cambiare il cognome in Baldissoni.
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