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Roma-Verona, spunti e riflessioni tattiche

L’Hellas Verona non è stato di sicuro un avversario all’altezza di una squadra importante e piena di grande individualità come la Roma, ma i giallorossi erano attesi alla prima vittoria stagionale obbligata dopo una serie di impegni veramente difficili da affrontare, contro avversari ostici. Alla fine la squadra di Eusebio Di Francesco ha dato il meglio di sé, senza un grandissimo sforzo, riuscendo a gestire le energie. Il tecnico abruzzese ha applicato un piccolo turn-over che ha coinvolto in particolare la catena di destra (Peres-Strootman-Defrel) che al termine della gara contro l’Atletico Madrid sembrava quella più in difficoltà. È tornato Florenzi, hanno debuttato dal primo minuto Pellegrini e Cengiz Under, e alla fine a beneficiarne è stata tutta la squadra.

 

DESTRA AL COMANDO

La Roma crea densità a destra, con Pellegrini, Florenzi, Under, e De Rossi che va a spostarsi di volta in volta da una parte all’altra del campo per dare appoggio alla manovra, nel frattempo, sul lato “debole”, Kolarov è libero di ricevere.

 

Uno degli obiettivi del 4-3-3 di Di Francesco è proprio quello di creare densità in zona palla (quindi portare più uomini a giocare su un lato) per attrarre gli avversari, e liberare il lato debole, che viene attaccato puntualmente dall’esterno basso, che garantisce ampiezza, mentre l’esterno offensivo (o ala) viene dentro il campo, per provare il tiro con il piede forte o la combinazione con l’attaccante. Gli scambi sulla destra fra Florenzi, Pellegrini ed Under sono andati benissimo. In particolare il centrocampista ex-Sassuolo ha dominato la gara nei duelli vinti (ben 10), ma soprattutto nella precisione con la palla al piede (93% dei passaggi riusciti). Prezioso è stato il contributo di Pellegrini in fase difensiva, visto che ha aiutato la squadra a recuperare la palla in alto, per creare azioni pericolose più veloci, e non è un caso che lo stesso centrocampista under 21 abbia realizzato più passaggi chiave di tutti: cinque.

Anche Alessandro Florenzi, al ritorno da titolare dal lungo infortunio, ha collezionato ben quattro passaggi chiave (uno dei quale trasformato in gol da Dzeko) ma è stato importantissimo in fase offensiva per la sua posizione: l’esterno romano infatti ha giocato quasi sempre toccando la linea laterale, ed ha così aiutato ad allargare le maglie della fragile difesa veronese, e liberato spazio per la fantasia di Cengiz Under.

I dati della partita di Alessandro Florenzi, correlati da heatmap.

Analizzando il gol del raddoppio, firmato da Edin Dzeko, notiamo ancora meglio la creazione dell’azione su un lato del campo, attraendo addirittura 5 uomini avversari, l’appoggio verso il mediano, De Rossi, che non sbaglia il passaggio alto e pesca proprio Florenzi, bravissimo poi nel concludere al meglio l’azione individuale, sia nel dribbling, che nel cross.

 

 

 

RICONQUISTA ALTA

 

Analizzando la rete del vantaggio della Roma, di fatto, ci ritroviamo di fronte ad uno dei principi di gioco più importanti del gioco della nuova Roma: il pressing (in questo caso la pressione, visto che è stata applicata da un solo giocatore) orientato al portatore di palla avversario in posizione molto alte del campo, con la mezzala e l’ala che attaccano subito lo spazio lasciato dagli avversari.

 

 

ADATTANDO SCHICK

 

Il set di movimenti garantito da Cengiz Under per 75 minuti è molto probabilmente quello che più Di Francesco ricerca dalla sua ala. Defrel non ha potuto dare al massimo sfoggio delle sue capacità offensive soprattutto per impegnato contro avversari molto più forti, che richiedevano maggior presenza in fase difensiva, ma il turco si è scatenato soprattutto nel primo tempo a giocare nello spazio fra centrale difensivo e terzino, l’halfspace, impreziosendo la sua prestazione con velocità e dribbling nello stretto. È mancato ad Under solo il gol, ma soprattutto l’intesa con Edin Dzeko, ancora da affinare.

Dopo 75 minuti è entrato Patrick Schick, all’esordio con la maglia della Roma, e alla prima azione nella quale è stato coinvolto ha replicato quasi alla perfezione i movimenti di Under, entrando dentro il campo con il piede forte (mentre la mezzala, Gerson, attaccava la profondità allargandosi) ed avvicinandosi ad El Shaarawy, e dopo uno scambio ha provato il tiro da fuori.

 

https://streamable.com/1rfs3

 

Diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Le dicerie che vogliono Schick un calciatore adatto solo ad essere schierato come punta centrale (tra l’altro alimentate dallo stesso suo ex-allenatore, Giampaolo) per ora non possono essere smentite da una sola azione (un solo indizio), orchestrata tra l’altro in una fase calante della gara. Ma il movimento di Schick ad entrare dentro il campo di sicuro può dare spunti interessanti, sia perché anche con la maglia della Samp il ceco, nel 4-3-1-2 di Giampaolo, amava partire largo per poi stringere verso l’interno del campo, sia perché ingolosisce pensare a due calciatori qualitativamente importanti, come lo stesso Schick ed El Sha, o Perotti, a dialogare nella zona più pericolosa del campo.

 

 

 

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