Esclusiva FdR – Romondini: “Totti, C.Bianchi e la mia Roma”

Ci sono giovani promettenti che vengono considerati dagli addetti ai lavori dei veri e propri fuoriclasse. Titoli di giornali a caratteri cubitali con tanto di foto e descrizione.

Essere convocato in un ritiro con la prima squadra è sempre un qualcosa di unico per un ragazzo della primavera che, negli anni 90, veniva considerato un vero e proprio talento. Purtroppo le cose per lui non andarono come il destino sembrava avesse disegnato.
Un girovagare continuo in serie minori, una avventura in Spagna ed una in Grecia ed oggi, a 43 anni, ancora continua la sua storia d’amore con il calcio. 

La redazione di Febbre Da Roma ha avuto il piacere di intervistare Fabrizio Romondini.

Estate 1996, la Roma di Carlos Bianchi andò in ritiro in Austria. In quella Roma giocava un giovane promettente, un centrocampista magrissimo che superava brillantemente tutti i test atletici.

Il Messaggero di quei tempi e tutti i quotidiani sportivi parlavano molto bene di quel ragazzo tanto da scrivere: “Romondini incanta tutti”.

D: Chi era quel giovane ragazzo? Che sogni aveva? Che ricordi hai di quel ritiro?

R: “Romondini era un ragazzo giovane che amava il calcio, viveva per quello sport ed aveva un sogno nel cassetto: quello di dare la gioia più grande al proprio padre che sognava di vederlo scendere in campo all’Olimpico con la maglia della Roma.

Come posso dimenticare quel ritiro? Ricordo tutto come fosse ieri, dalle sedute di allenamento alle risate tra compagni. Ricordo Totti, Thern, Balbo, Fonseca, Di Biagio; era un gruppo affiatato e a me, essendo giovanissimo, mi riempivano sempre di consigli.

Ricordo che la mattina facevo allenamento per poi riposarmi per essere pronto per la seduta pomeridiana. Ringrazio tutti di cuore, uno ad uno perché sono riusciti a mettere a proprio agio un ragazzo che stava coronando un sogno.

Altro ricordo sono le amichevoli e i test atletici come ricordo tutti i tifosi al seguito. Queste sono immagini ferme nella mia mente e nel mio cuore e che posso giurare a me stesso non dimenticherò mai.” 

D: Carlos Bianchi viene ricordato sicuramente per aver cercato di allontanare Totti dalla Roma. Tu che ricordi hai di lui come allenatore e come uomo? Hai qualche aneddoto da raccontarci?

R: “Naturalmente ho un bel ricordo del mister che ha creduto in me e mi diede tanta fiducia aiutandomi a coronare il sogno che cullavo sin da bambino. Come persona era gentile e pacato, sicuro di ciò che faceva e di ciò in cui credeva.

Ricordo che un giorno  in un allenamento a porte aperte mio padre lo ringraziò per lo spazio che mi stava dando ed il mister gli disse testuali parole: “Non deve ringraziare me, suo figlio sta raccogliendo i frutti di ciò che ha seminato e io gli sto dando ciò che merita.”

E’ evidente che il fatto di voler allontanare Francesco era cosa sbagliata, ma non sono io che devo dirlo perché è la storia che parla.”

D: Quella era una Roma “tosta” che aveva gente di esperienza come Annoni, Lanna, Thern, Petruzzi, Di Biagio ma anche calciatori che sarebbero poi divenuti Campioni d’Italia come Totti, Candela, Delvecchio e Aldair.


Che ricordi hai dei tuoi compagni?

R: “Di aneddoti ce ne sono molti, io vivevo tutti gli allenamenti cercando di rubare con gli occhi il più possibile da ogni compagno. Andavo d’accordo con tutti anche perché lavoravo molto e non parlavo. Con Totti andavamo spesso in macchina insieme perché abitavamo vicini e io non avevo la patente.

Con Delvecchio spesso dividevo la camera in ritiro e ricordo un Roma-Juventus dove entrò e, dopo aver segnato il gol del pareggio, venne in panchina e mi abbracciò dedicandomi la rete. Thern mi insegnò come affrontare gli incontri a livello mentale mentre Gigi Di Biagio mi dava consigli sul come muovermi in campo.

Ricordo anche che Candela mi rendeva partecipe, sempre con molta allegria, di ogni gioco che poteva essere un calcio tennis o un torello.

D: Tu e Choutos venivate considerati il futuro di quella Roma. Perché Romondini non ebbe quella carriera da predestinato che gli addetti ai lavori dichiaravano apertamente potesse avere?

R: “Questa è una bella domanda ma non so cosa risponderti. Sicuramente mi ha penalizzato il fatto di essere andato in Spagna e di essere uscito fuori dal giro del calcio Italiano.

Nella Roma quell’anno calcistico non fu dei migliori e cambiando allenatori e programmi capita di non rientrare nei piani del mister. Per il resto non c’è una vera e propria ragione perché in fin dei conti sono riuscito a fare tanti anni di professionismo tra serie B e serie C.

Ho giocato in tantissime piazze e, tra le altre cose sono uno dei pochi che ha giocato in tutte le categorie dalla serie A alla Promozione. Nessuno può eguagliarmi perché ho giocato tra queste anche nella C1, C2 e Lega Pro.”

D: Con Francesco Totti hai una grande amicizia nata da bambino. Che rapporto c’è tra voi? Avresti mai immaginato di vedere Francesco fuori dalla Roma?

R: “Francesco è il più grande calciatore Italiano. Nessuno è come lui dentro e fuori dal campo, fantastico e umile sempre disponibile. Posso dire che è un vero uomo, non ha mai lasciato soli né i suoi compagni né la sua squadra né la sua città. Mi dispiace che dopo tutto quello che ha dato sia stato trattato in quel modo, farlo smettere e arrivare a farlo uscire dalla società sembrava a tutti cosa impensabile, eppure è accaduto.

Totti è la Roma e come in campo, anche in dirigenza sarebbe stato un valore aggiunto. Francesco ripeto è unico, non è mai cambiato e ci ha sempre messo la faccia dimostrando con i fatti quello che valeva sia in campo che fuori.

D: Con un cambio di società pensi che Francesco possa rientrare alla Roma? 

R:
“Se Francesco possa rientrare in società non so dirlo, sicuramente tutto è possibile ma credo che possa farlo solo con un ruolo da protagonista come merita”.


D: Cosa ne pensi della Roma di Fonseca? Ti piace? A quale Roma sentimentalmente sei più legato?

R: “Sinceramente dopo l’addio di Totti e di De Rossi non ho seguito costantemente la Roma di Fonseca, sono andato anche poche volte allo stadio. Quelle poche volte che ci sono andato però mi sono divertito nel vederla in quanto il gioco che propone il mister è ottimo.

Sentimentalmente sono legato alla Roma di Falcao perché mio padre da piccolo mi portava allo stadio a vedere quella squadra meravigliosa e mi portava spesso anche a Trigoria a fare le foto con i giocatori.

Naturalmente non posso dimenticare la Roma di Capello che sicuramente l’ho seguita di più anche perché ero rimasto in squadra fino all’anno precedente e conoscevo quasi tutti. Tifavo per loro!

D: Qual è il tuo parere circa la possibile ripresa del campionato Italiano? Tu sei favorevole o contrario?

R: “Per il momento posso dire di esser contrario alla ripresa dopo aver visto tutto quello che è successo e credo serva ancora del tempo. Non voglio però entrare nel merito, esprimo solo un mio giudizio rimanendo in attesa di riprendere anche una vita, nel quotidiano, normale.” 

D: Hai militato in tantissime squadre minori, hai fatto un’esperienza in Grecia, e sei, ad oggi, tesserato con l’Unipomezia. Il calcio per te deve essere davvero pari ad un amore infinito. Ora a 43 anni Romondini, tornasse indietro nel tempo, cambierebbe qualcosa della sua carriera?

R: “Sì, il calcio è la mia vita. A 43 anni ho ancora voglia di allenarmi e di mettermi in gioco, amo confrontarmi con le nuove generazioni analizzandone i cambiamenti e le differenze rispetto a quando avevo la loro età.

Se tornassi indietro sicuramente non rifarei la scelta di andare a giocare in Spagna ma non per la stagione che ricordo fantastica, ma perché ho perso il mercato che avevo in Italia. Altra cosa che farei rinnoverei sicuramente il contratto con il Padova, dove avevo giocato per due stagioni, invece di accettare di andare a giocare ad Arezzo.


Nelle parole di Fabrizio ho letto tanta gioia e tanta commozione. L’amore per la Roma è qualcosa che gli è rimasto dentro come un amore destinato a non finire mai. I suoi ricordi, la sua voglia di non dimenticare lo rendono un ragazzo che ancora oggi lotta per continuare a vivere i suoi sogni.

“Mai avere rimpianti: se è andata bene è stato meraviglioso, se è andata male è esperienza”, e di esperienza, Fabrizio, ne ha ancora da vendere.

Classe 87, nato e cresciuto con la Roma nell'anima. Scrivo per passione mettendo il cuore avanti ad ogni singola parola.

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